(Volume!/Universal/Cramps 2010)
Già riconosciuti nel circuito musicale nazionale (hanno partecipato al Concerto del Primo Maggio del 2004; sono apparsi più volte su Rai2 intervistati da Omar Pedrini; hanno sbancato con il successo del singolo Margherita con Tonino Carotone), gli Almalibre ( Fabio Biale violino e mandolino e di tutto un po’, Lucas Bellotti basso e contrabbasso, Andrea ‘the Bale’ Balestriovi batteria, Daniele ‘Drago’ Franchi chitarra) di Zibba (voce e chitarra) hanno nell’anima lo spirito zigano e popolare. E in perfetto spirito zigano anche questo terzo album è nato durante i viaggi che hanno portato la band dal Mississipì all’Irlanda, a Roma.
E così è anche la loro musica: errante e pronta a raccogliere tutti i suoni (compresi quelli di fondo durante le registrazioni come nella ghost track: un collage di spezzoni di film e pezzi di registrazioni dell’album) che incontra nel suo cammino. E la varietà e la mistura di generi musicali ne caratterizzano il colore: jazz, swing manouche ( Tutto è casa mia), blues e spirituals, (Dauntaun alla Tom Waits), ballate (Ordine e Gioia, Una parola, Illumina, Scalinata Donegaro, Soffia leggero), ska (Mahllamore, aMMami), rock (Rockenrol), folk e ritmiche patchanka (irlandese in Quattro notti, Bon Voyage), e anche hip hop (con la collaborazione dei rapper liguri Soft e Jobba in Dauntaun; ma ci sono anche altre collaborazioni in questo album, come Raphael, Bill Abel). I testi sono ironici, tristi, ‘senza peli sulla lingua’: raccontano di storie d’amore, di tristi addii, di feste popolari, di sbronze senza fine. I più attenti si potranno divertire a riconoscere le varie citazioni, e anche il tema ricorrente di Soffio leggero nascosto in alcuni brani dell’album.
Voto: 7
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Autore: fran_catalini@libero.it