Quattro chiacchiere digitali con l’artista Andrea Rossi Andrea.
Di Marco Paolucci
26/09/2010: Andrea Rossi Andrea è un artista visivo, un musicista e chi più ne ha più ne metta. Poliedrico “ricevente” di impulsi culturali e fortemente attivo nella loro ritrasmissione su più forme di comunicazione, anche attraverso il suo progetto/gruppo Ground Plane Antenna, l’artista è stato avvistato da Kathodik grazie al disco ‘Baudrillard est mort’. Dopo questo primo contatto si è deciso di contattare il bassista italiano per intavolare con lui le consuete quattro chiacchiere digitali.
Quali sono le tue origini come musicista? In particolare come è nata l’idea di suonare il basso, perché hai scelto questo strumento?
Nell’esordio intervistifero vorrei ispirarmi, in libera guisa, a Bartleby lo scrivano di Melville: “Musicista?”. Risposta: “Avrei preferenza di no”. [ride]
Fuori dallo scherzo, la mia preferenza va alla parola “artista”. Questo termine è infatti abbastanza svuotato da poter paradossalmente essere transito di ampiezze e complessità nelle quali meglio mi ritrovo. Per fortuna la critica, argomentando sul mio lavoro, lo ha spesso colto. In una recente intervista ho citato la sintesi di Paolo Peviani: «Andrea Rossi Andrea, artista cui la definizione di musicista (e forse qualsiasi definizione) va molto stretta. Oltre che bassista, il nostro è infatti anche artista visivo, docente, autore che ama soprattutto muoversi attraverso i contesti ed i cambi di ruolo, stratificando le proprie esperienze ed arricchendole con quelle dei propri compagni di viaggio».
Davvero le mie origini di musicista sono quelle di un artista appunto inteso come persona interessata alla frequentazione di più media, linguaggi, contesti, relazioni, di cui la musica è parte fondamentale ma non esclusiva.
Riguardo al quesito su come è nata l’idea di suonare il basso elettrico, nel risponderti vorrei seguire la strada dell’ardua cosa è spiegar l’Amor. [ride]
Come nascono le tue opere musicali?
Da necessità profonde, non eludibili, irrinunciabili come le vibrisse per un felino.
A chi ti ispiri quando componi? Chi sono i tuoi “cattivi maestri”?
Credo d’aver tratto insegnamenti da moltissime persone, da ogni ambito abbia avuto destino d’incontro.
Puoi parlarmi del progetto Ground Plane Antenna?
Sotto il profilo tecnico Ground Plane Antenna è un mezzo per irradiare e captare onde elettromagnetiche. Agli inizi degli anni Settanta, ragazzetto, ho installato sopra casa una antenna Ground Plane per CB (27 Mhz). Trascorsi molto tempo sotto questa antenna ad ombrello, coltivando ogni genere di pensieri adolescenziali sul mondo. Dopo circa due anni, precisamente nel 1974, quindicenne, fotografai l’installazione: la fotografia è stata con certezza, assieme all’installazione precedente, uno dei miei primi lavori (fra l’altro poi usato per la copertina del mio CD De umbra captanda in urbe).
Questa antenna mi ha accompagnato, senza interruzioni fino ad adesso sotto forme mutanti del logo, del simbolo, dei vari media e relazioni, in diverse realtà, attraverso pratiche di ibridazione e rapporti fra generi, luoghi, media, linguaggi e via definendo. Ground Plane Antenna, inoltre, si riferisce al nome della mia band, gruppo che non prevede un organico rigido, né ortodossie esclusive.
Come vivi la tua duplice vita di musicista e artista visivo?
Appunto, come un’unica vita!
Venendo all’album che ti ha fatto venire in contatto con Kathodik, come è nata l’idea di ‘Baudrillard Est Mort’?
Come spiegavo prima, dalle necessità.
Con chi vorresti collaborare?
L’ho ribadito in più occasioni: con tutti quelli che mi convincono e, a questo proposito, non è detto sia per gli stessi motivi. Mi ritengo un artista aperto ed assai interessato alle personalità più differenti.
Come vedi la scena musicale italiana?
Dipende dai punti prospettici in cui ti collochi. Può apparire depressiva e provinciale nell’accezione meno lusinghiera del termine, ma con ampie zone innovative, veramente straordinarie.
Come vedi la scena live italiana?
Copia incolla quanto appena dichiarato.
Progetti futuri?
Nel percorso di Ground Plane Antenna!
Oltre ad alcune mostre, ho in programma concerti in trio con Daniele Cavallanti e Tiziano Tononi, in duo con Stefano Pastor ed ancora in trio con Stefano e George Haslam. Alcune solo-performances. Sto iniziando, inoltre, la produzione di un nuovo DVD dove fra le altre saranno documentate proprio le mie cose con Haslam e Pastor. In questo momento, inoltre, sono felice dell’uscita di due DVD Andrea Rossi Andrea Ground Plane Antenna: “lišnij čelovék [Ti ricordi dello S-meter dei baracchini?]” pubblicato dalla galleria neon>campobase (nato da una stratificata mostra con centro nell’artista visivo Giordano Montorsi) e “¿A CUÁNTAS PARADAS DE AQUÍ?” pubblicato invece da Splasc(H) Records.
Lasciami ringraziare per la pazienza tua e di chi ci ha letto. Auguro a Kathodik lunga vita!