The Unbelievable Noisy Quartet ‘ The Unbelievable Noisy Quartet EP’


(Autoproduzione 2010)

Il nu-metal. Sono passati anni da quando Korn e Deftones lanciarono il genere con album-manifesto come “Korn” (1994) e “Adrenaline” (1995). Negli anni successivi, il successo commerciale di gruppi decisamente più melodici come Limp Bizkit e Linkin Park contribuì a divulgare il “nuovo verbo” metal tra le masse. Nonostante passassero gli anni, la formula però rimaneva la stessa: muri devastanti di chitarre iper-distorte, venature industrial ed influssi rap e funk. Inutile dire che la gente alla lunga si stancò. E difatti al giorno d’oggi il nu-metal non gode proprio di ottima salute: i Korn (da tempo, in effetti) sono l’ombra di sé stessi, i Deftones dopo un silenzio lungo quattro anni hanno inciso un album passato praticamente inosservato, i Limp Bizkit, stando a chi li ha visti nel recente tour che ha toccato anche il nostro Paese, sono ben lontani dalla forma dei giorni migliori (nonostante il rientro nella band dell’ottimo chitarrista Wes Boreland) ed i Linkin Park hanno puntato su un sound più maturo (leggi: più mainstream), cercando un consenso di critica che non è arrivato.
Insomma, fare un disco nu-metal oggi non sembra una grandissima idea. Non devono pensarla evidentemente così gli spezzini The Unbelievable Noisy Quartet. In questo loro primo EP, Giovanni Chiantone (voce), Matteo Fioravanti (chitarra), Alessio Sommavigo (basso) e Francesco Bernardi (basso, percussioni) propongono infatti un’alternative metal che ha proprio nel sottogenere nu il suo perno. Solo che i quattro hanno avuto la buona idea di mescolare le carte, aggiungendo al sound di Korn e Deftones sfumature grunge à la Nirvana e spunti post-rock che arricchiscono di un pizzico di imprevedibilità la struttura dei pezzi. Il risultato è un lavoro acerbo ma indubbiamente interessante, in cui a far la figura del leone è White Flies, brano teso ed angosciante, in cui si susseguono senza soluzione di continuità un drumming tribale, chitarroni nu-metal ed una coda strumentale noise che si stempera progressivamente in un finale dal sapore catartico.
Un lavoro non imprescindibile, dicevamo, ma che lascia ben sperare per il futuro del quartetto.

Voto: 6

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Autore: manuexloi@hotmail.com