(Biem 2010)
Polpettone assai
speziato, notevolmente indigesto.
Dalle parti di un
prog/ambient/horror soundtrack, con inflessioni etniche (new age da
prova impianto stereo…), ed incursioni lisergiche, andate a male da
tempo (dalle parti degli orrori Ozric).
Elettronica
digitale a scatafascio, pulviscoli tardo glitch, rincorse cosmiche,
lungo vie di metropoli, deserte e futuribili, che più che a
“Blade Runner”, fan pensare ad un rinfaccio gastrico,
dato da maldestro mix; pesce/vino bianco.
Pulitissimo ed
elegantissimo.
Organizzato fra Turchia (Erdem Helvacioğlu)
e Svezia (Per Boysen).
Paesi d’origine, dove i due, si
barcamenano fra la realizzazione di colonne sonore, installazioni, e
quant’altro d’ordinanza.
Strumentazione varia, fra cui spicca
l’uso del flauto (spiraliforme e stucchevole), e delle chitarre
(troppe), che svolazzano, si stiracchiano (l’infausta Legends Of
Lost Land, fra Vangelis, Harold Budd e languidezze
Papetti), e ogni tanto provano a mostrare i denti (l’hard da
manga rancido di Reef Edge Race).
Suona benissimo ed
annoia tantissimo (missione compiuta?).
Sintetizzando, nonostante
la patina rilucente, son composizioni che paion della stessa era
della Montalcini (con meno energia però…).
Spero
da qualche parte, non da me rintracciata, alberghi dell’ironia in
tutto questo.
Tornino a comporre, a lavorare per video, radio e
televisione, faccian quel che vogliono.
Ma per favore.
Ci
lascino in pace.
Per motivati ed esagitati cultori del
genere.
Agli altri, zozzi e bruti, consiglio l’astensione.
Può
provocare danni se incautamente adoperato.
Voto: 4
Link correlati:Per Boysen Home Page