(Autoprodotto 2010)
Elegantissima confezione per il debutto dei Enil La Fam, sontuoso digipack in black and white più un lucidissimo booklet pieno di foto e testi (e, conseguentemente, di impronte digitali). Roba veramente fine per una produzione realizzata interamente in casa. I nostri si presentano come una band che ha imparato ‘la lezione industrial e post rock’… francamente, quest’affermazione mi lascia oltremodo perplesso dopo l’ascolto.
Sì, perché i complimenti sopra riportati non possono essere spesi per la musica contenuta sul supporto argenteo. I nostri suonano una sorta di rock alternativo, derivativo di certe esperienze alt rock/grunge d’inizio anni novanta statunitensi. Che poi a dirla tutta, ascoltando il tono vocale del cantante Nicola Belvedere a la Jonathan Davis nell’iniziale S&M, il gruppo sembra più che altro voler richiamare certe sonirità nu-metal, e non a caso è uno dei pezzi più muscolari del lavoro.
Si rivela però solo un mero specchietto per le allodole, il resto dell’album si attesta su una via mediana di rock poco incisivo, con pezzi che, per quanto orecchiabili, non rivelano poi molto delle effettive qualità personali del collettivo, se non l’aver studiato bene il compitino tracciato da altre realtà ormai svanite nel nulla. I testi in inglese, poi, poco aggiungono a questo quadro non esattamente esaltante.
E’ anche difficile esattamente indicare una traccia che possa spiccare sulle altre, son tutti momenti abbastanza orecchiabili, ma trovare qualcosa di memorabile è davvero un’impresa improba.
‘Midst’ non riesce proprio a tracciare una via futura da seguire, ma rimane trapiantato nel passato; per quanto portato avanti con passione, rebus sic stantibus il progetto degli Enil La Fam rischia di avere ben poco seguito.
Voto: 5
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