(Autoproduzione 2010)
Lo stoner di Kyuss e Queens of the Stone Age corretto da un pizzico di psichedelia e progressive: sono questi gli ingredienti principali alla base della musica degli Herba Mate. Formatasi nel 2001 in quel di Castel Bolognese, la formazione composta da Alessandro Trerè (basso e voce), Andrea Barlotti (chitarre) e Ermes Piancastelli (batteria) ha all’attivo un EP (“A Desert Section”, risalente all’aprile del 2005), la partecipazione a numerosi concorsi ed una serie di esibizioni live, che l’ha portata a dividere il palco con gente del calibro di Damo Suzuki, La Crus, John De Leo e Tre Allegri Ragazzi Morti.
Nel 2008 il trio si è ritrovato nello “Sputnik Studio” di Predappio per registrare un secondo extended-play. Ne è venuto fuori, invece, questo full-lenght, “The Jellyfish Is Dead and the Hurricane Is Coming” (letteralmente, “la medusa è morta e sta arrivando l’uragano”), 44 minuti di musica per nove brani prevalentemente strumentali, imperniati su riff incendiari e possenti, cambi di tempo e melodie che guardano chiaramente oltreoceano, contese, come sono, tra visioni “desertiche”, passaggi hard-blues, cavalcate prog ed innesti psych.
Particolarmente intriganti Imargem (sorta di ipnotico mantra acido), Aragosta vs. Panther (con Treré che sfodera un registro gutturale degno di un cantante metal), Nicotine (martellante ed ossessiva, forte di un chitarrismo truce ed aspro), Bugs (che parte all’insegna di battiti tribali, bassi fluttuanti, sei corde disturbate e cori funebri per poi lanciarsi in una martellante danse macabre a base di ritmiche dispari e riff muscolari) e soprattutto la sbrigliata e torrida fantasia di ***, in cui i tre si divertono a spiazzare e a destabilizzare l’ascoltatore ricorrendo disegnando una geometrica partitura art-rock.
Meno convincenti perché più prevedibili ** (riscattata, sul finale, da suggestivi passaggi sludge), 1 to 65 (forse il pezzo più metal della raccolta) e Sputnik, che, alternando una prima parte a base di pulsazioni e rumorismi spaziali ad una seconda giocata su una melodia folk intonata da una chitarra acustica, dovrebbe rappresentare il vertice sperimentale del disco, mentre invece si rivela un tentativo pretenzioso.
Certo, l’originalità dell’operazione è quella che è, ma “The Jellyfish Is Dead and the Hurricane Is Coming” è comunque un disco riuscito, ricco di spunti interessanti, che dimostrano come il potenziale di crescita degli Herba Mate sia davvero alto.
Voto: 6
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