(Subsound Records 2010)
Gli ingredienti di “Chronophage” sono semplici: quella dei capitolini Tomydeepestego è una ricetta musicale che si allaccia agli albori del post-rock di fine marca strumentale (primi Mogway, una puntina di Slint) stringendo più di un occhio alle intemperanti forze dello sludge-core sognante ed etereo di Ocean e Pelican. Aggiungeteci un pizzico di trasognata psichedelia, della melodia, ed ecco che la pietanza è pronta per essere trangugiata.
Otto tracce mediolunghe, rigorosamente al secco di vocals, ben registrate e dal suono pulito che, come facilmente intuirete, soffrono il mal d’essere del già sentito, riuscendo a salvarsi dalle roventi fiamme dell’Inferno solo grazie all’innegabile classe tecnica sciorinata dai musicisti coinvolti.
L’effetto trasporto nel mondo dei sogni è comunque garantito; e il discorso vale anche per i frangenti più rocciosi, quelli dove i riff delle chitarre quanto le bordante di basso non vanno per il sottile (Dr Disagius); quando dichiarano resa ai placidi crismi dell’indie (le intro di Cicades e Controversy (Act I, Inferno); nei momenti di maggiore introspezione (l’assenza di gravità su El Hombre Loco) i quali, come da copione, preannunciano possenti venti di guerra in arrivo (Crepuscolo (Act II, Purgatorio), la robusta Libero Arbirtrio (Act III, Inferno).
Voto: 7
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