(Autoprodotto 2010)
Definire i Trioclit non è impresa facile, meglio lasciare la parola direttamente alla band catanese. “Trio perché in 3. Oggi Trioclit è un apparato escretore centrale per ogni musicista/entità artistica bistrattata sotto cui ritrovarsi alla ricerca della possibilità di esprimersi/emettere suoni/disturbare il vicinato. Clit perché l’improvvisazione che ci ispira è dettata dallo stesso stupore che ogni uomo affronta nell’incontrare un nuovo clitoride da soddisfare. Così come da sempre ogni maschio umano alle prese con un nuovo clit cerca di inventare nuove strategie di conquista orgasmico-clitoridea con il canovaccio dettato dalle proprie esperienze sessuali”.
Dati anche gli espliciti rimandi sessuali nei titoli delle tracce, si intuirà come i nostri tutto amino fuorché prendersi sul serio. Il terzetto siciliano frulla nel suo calderone reminiscenze no wave e dilatazioni post-rock in un intruglio noiseggiante reso ridicolo dalla presenza ossessiva di una tastierina folleggiante. Come dichiarato dal trio stesso, è l’improvvisazione in bassa fedeltà a farla da padrona e a portare i nostri nei territori più disparati. Come se i compaesani Uzeda sotto acidi fossero rimasti folgorati ad un concerto degli Ovo.
Dopo l’Intro, vera dichiarazione d’intenti dei catanesi (è la registrazione di un soundcheck intervallata dal grido reiterato “Non ce ne fotte un cazzo”), Bad Recorded Dreams sembra portare i nostri verso territori lisergici quasi post-rock. Sette minuti semiseri prima che la follia torni a campeggiare sopra le teste dei tre. Clock Says Is Sborovich Time si regge sulla melodia deragliata della tastierina di cui sopra, mentre A.A.A. (Anelo Avventure Anali) romba ossessiva e rumorosamente psichedelica. Liotro Anni ’90 ha parvenze addirittura melodiche che spuntano tra le distorsioni furenti, mentre Bordello I convoglia la sua rabbia in forma grindcore. Carosello è un divertissement elettronico di stampo free-jazz, mentre Il Lato Oscuro Della Forza ripiomba nei fossati maleodoranti dell’hardcore. Bordello II abbozza tratteggi math, prima che con Il Comizio II (Misovaginite) chiuda il disco in un debordante delirio rumoristico che di musicale ha veramente poco.
Un lavoro crudo, sporco, verace, espressionista per il suo essere così libera da sovrastrutture. Geniali o sconclusionati, non potrete definirli in altra maniera. Una sufficienza in attesa di capire dove vogliano andare.
Voto: 6
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