@ Teatro Comandini, Cesena – 25/11/2010
Di Marco Paolucci foto di Massimiliano Sanseverinati
uccio12@hotmail.com max_krazykat@yahoo.it
Nuova avventura del vostro kathodik man, questa volta preparata in brevissimo tempo, complice un gruppo di fidati appassionati “musichieri” e il social network di rigore che ha permesso la creazione delle macchine e la partenza per il concerto dei Woven Hand, presente all’interno della manifestazione ‘Mantica’, organizzata dalla compagnia teatrale Societas Raffaello Sanzio. La band è la creatura di Dave Eugene Edwards, che da qualche anno ha chiuso la vicenda 16 Horsepower, portandosi dietro il bassista Pascal Hubert e si è dedicato a questo nuovo progetto musicale. Viaggio regolare senza intoppi e arrivo prima di cena. Rifocillamento veloce e alle 22.00 siamo dentro al teatro. Apertura dedicata ad un duo di musicisti, lo Sven Seas Duet, che si esibisce per una mezz’ora nell’esecuzione di musiche orientali e prepara l’auditorio all’esperienza che ci aspetta. Tocca ora ai Woven Hand, che presentano il loro ultimo album ‘The Threshing Floor’, i cui brani occupano più della metà della scaletta. Apertura dedicata ad Heart and Soul, cover dei Joy Division trattata con i guanti al sapore della polvere del deserto, e veloce immersione nei suoni mediorientali, nella musica celtica e nel folk da murder ballad, nuova direzione artistica intrapresa dai nostri. Da Sinking Hands, passando per Threshing Floor e A Holy Measure, la band non si concede un attimo di pausa, si esibisce compatta, magnetica e devastante. Edwards suona in maniera virtuosistica la sua chitarra, gli altri seguono e cercano di perdersi nei meandri del suono generato. Riescono nell’intento ma non raggiungono lo stato di “trance” del nostro che si agita, si dibatte posseduto dai suoi demoni interiori, canta e manda avanti lo spettacolo. Alla fine la considerazione che ne esce è che questa è più la band di Edwards che una formazione vera e propria, troppo forte e pervasiva è la personalità del chitarrista, capace di magnetizzare l’attenzione del pubblico per praticamente tutto il show. Ancora Orchad Gate, sempre dall’ultimo album, e la seconda parte dello spettacolo una panoramica della storia dei Woven con Kindom of Ice da ‘Ten Stones’, Speaking Hands da ‘Consider The Birds’, fino alla chiusura lasciata a Winter Shake da ‘Mosaic’. Un live di un’ora e mezza di musica desertica, spettrale, psichedelia mistica per le orecchie e per la mente che Edwards e i suoi scodellano all’ascoltatore senza remore. Per fortuna, diciamo noi, pronti alla fine a ripartire per ritornare, felicemente devastati, a casa.