(Autoprodotto 2009)
Muovendo da territori dark a-là Cocteau Twins e Bark Psychosis per incontrare il cantautorato decadente di Nick Cave con un occhio al jazz e alla classica, il duo avellinese dei Dialis trova una formula barocca e notturna per esprimere la propria arte. Avvolta in un artwork raffinato, da produzione tutt’altro che casalinga, la musica dei campani affronta il dolore, la morte, il male di vivere con il piglio rassegnato di chi ha perso tutto e vaga sulla faccia della terra privo di ogni speranza.
Questo “Precatio” è un disco che ama autocompiacersi della sua dolenza criptica. Come se affogare nel male fosse inevitabile e, una volta immersi fino al collo, quasi piacevole starci. Non è importante la forma in questo album, difficile da catalogare tra dark-pop-rock, sprazzi jazzy (Close Ocean, la migliore traccia del lotto insieme a Presentation To The Heaven) e virate chitarristiche quasi heavy (Sworn Compassion). Ad essere centrale è l’immaginario di elegante decadenza creato dai nostri, un panorama di desolazione soporifera che solo qua e là apre a spiragli di luce. Pianoforte, flauti, trombe, archi, basso e batteria sono solo i colori che vanno a comporre, mescolandosi, le sfumature di questo paesaggio sonoro al quale abbandonarsi lasciandosi fluttuare.
Stratificato e raffinato pur se addirittura pacchiano a tratti, l’esordio discografico dei Dialis nel complesso convince, a maggior ragione trattandosi di un’opera prima. Una produzione che ne sappia limitare gli eccessivi autocompiacimenti potrebbe fare del duo una piacevole scoperta.
Voto: 7
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