(Innova 2010)
Quarto volume, per la serie dedicata ai giovani compositori,
fuoriusciti da Stanford.
Come da taglio rigoroso di casa Innova,
“Music From Stanford”, si muove lungo coordinate
moderniste, di assoluto valore (in questo caso, il tempo dirà
la sua, ma le premesse, paion più che buone).
Benedetti e
co-prodotti, da Mark Applebaum, Brian Ferneyhoug,
Jaroslaw Kapuscinski e Christopher Jones, i sei giovani
autori prescelti, ce la mettono tutta, per non deludere le attese.
A
loro disposizione, solisti ed ensemble, altamente duttili ed attenti,
nel trasporre live, le composizioni presentate.
Alexander
Sigman, Sebastian Semper, Juan Cristóbal
Cerrillo, Mauricio Rodríguez, Patricia Elizabeth
Martínez e Kristian Ireland, son quelli su di cui
si focalizza l’attenzione.
Ad eseguir le loro opere: Elliot
Gattegno, l’Ensemble SurPlus, SoundGEAR ed il The
Formalist Quartet.
Umori e colori diversi, ciò
nonostante, un’unica e singolare tensione espressiva.
Dal solo
riduzionista della composizione di Sigman, alle digressioni
colto/cameristiche di Semper (con ottima padronanza della fase
tensione/rilascio, leggere nevrosi dissonanti di fondo), dal
suggestivo, inquieto, fuori fuoco di Cerrillo, alle sequenze
armoniche ad intermittenza di Rodríguez, dal sensualissimo
movimento della Martínez, all’amplificazione di un solo di
violino, che progressivamente muta struttura, di Ireland.
Brillanti
creature in precario equilibrio, superlativamente esposte.
Un’orgia
elegante e curiosa, di sax, flauti, oboe, percussioni, violini,
violoncelli, clarinetti, tromboni, viole, double bass, pianoforti e
conduttori.
Uniforme il messaggio: tutto bene dalle parti di
Stanford.
Voto: 8
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