(Rudimentol Records 2010)
Se fate una traduzione letterale del nome del gruppo, credo avrete già una vaga idea di cosa vi aspetti. Decisamente non è una novità l’ascoltare gruppi che hanno realizzato interi lavori senza essersi effettivamente incontrati dal vivo, ma in questo caso le distanze diventano chilometriche visto che abbiamo: un australiano alla chitarra elettrica, un’italiana alla voce, un americano ai sintetizzatori, un portoghese alle percussioni e via dicendo. Insomma, i file registrati da ognuno dei componenti sono stati alfine mixati a Lisbona da Cabral (il “batterista”), senza che i nostri si siano mai incontrati. Cosa vi aspettereste da un lavoro del genere?
Niente di normale? Esattamente, anzi gli undici pezzi che compongono l’album sono altamente sperimentali, collocandosi in una nicchia non tanto confortevole tra elettronica, idm, industriale, varie ed eventuali influenze. Il fatto che i pezzi siano stati spesso composti incastrando tracce differenti è cosa fin troppo evidente, visto che nel corso di una stessa canzone s’intervallano momenti che si legano in maniera piuttosto disgiunta. Peccato perché la forza dei singoli momenti è palese, non ispirandosi a nessuna realtà in particolare ma piuttosto creando qualcosa di nuovo, utilizzando l’esperienza di ciascuno dei membri.
Pezzi più cauti e minacciosi come As soon as probable, spezzano i momenti quasi rabbiosi (addirittura quasi- metal) come la chiusura di Risperidone e gli echi tribali di Eavesdrop e Last in Retroversion; insomma di carne al fuoco ne troveremo talmente tanta che è davvero improduttivo mettersi a dissezionare ogni traccia.
Personalmente avrei gradito maggiormente uno sviluppo effettivamente progressivo, versus invece questo straripamento musicale, ma questo non detrae dalla qualità del lavoro.
Mitsubou è non solo liberamente scaricabile dal sito della Rudimentol, ma esce sotto licenza CC: potrete remixarlo e utilizzarlo a vostro piacimento. Ottima iniziativa.
Voto: 10
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