(Boring Machines/Aagoo 2010)
Dopo averlo evocato nella recensione di ”…And He Told Us To Return To The Sun”, il disco che ormai tre anni fa ne aveva segnato la svolta psych-dark, Marco Fasolo è arrivato davvero a mettere le mani su questo nuovo ep della setta del reverendo Freddie. Il suo tocco è fin troppo evidente nei 22 minuti del nuovo rituale ancestrale dei Father Murphy, che prendono la psichedelica dei Jennifer Gentle e l’oscurità dei Joy Division (il titolo dell’ep è una frase di Day Of The Lords di Ian Curtis e soci) per ottenerne un monolite nero come la pece e lo piazza in mezzo ad un ribollio di chitarre magmatiche, tastiere sfrigolanti e batterie macellanti.
Un rituale sinistro e nevrotico, dal passo oppresso che ipnotizza e terrorizza. Sin dai primi “rintocchi”. We Now Pray With Two Hands. We Now Pray With True Anger segna l’ingresso nell’oscura cripta del reverendo e del corteo dei suoi adepti. Maestosa e gravida di rabbia la litania si gonfia e sprofonda sempre più negli inferi tra distorsioni furibonde e campanacci nevrotici. In Until The Path Is No Longer e You Got Worry bastano invece pochi tocchi di plettro e cadenzate mazzate sulle tele per disegnare un’apocalisse buia in slow motion, che solo nel finale del secondo pezzo si ispessisce e cadenza. La traccia finale del disco è una vera chicca. La deformazione robot-kraut del pezzo di Leonard Cohen There Is a War è straniante per chi conosce l’originale. Il trio scarnifica il brano del cantautore canadese rendendolo spigoloso, tagliente e sanguigno come è nel suo vero spirito, nascosto sotto le carezze vellutate delle corde di Cohen.
I nuovi Father Murphy si confermano una delle poche realtà, nel Belpaese, capaci di colpire veramente allo stomaco senza rinunciare alla sperimentazione. Dopo questo nuovo assaggio, attendiamo una messa nera su disco in piena regola.
Voto: 8
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