(Trasponsonic 2010)
Torna in azione, il vettore lisergico esplorativo preferito, di
casa Trasponsonic.
“Ethnographies Vol.1: Musèe
de L’Homme Hermètique”, è il primo anello, di una
collana in tre volumi (in doppio cd a tiratura limitata), che rimesta
materia occasionale, fra scarto putrido e pietra
preziosa.
Indifferente a questo punto, Hermetic Brotherhood Of
Luxor, tracima minaccioso.
Suoni che sanno di rabbia
malcelata, di campagne spopolate, di casali abbandonati, di ricordi
strappati e speranze inespresse.
Indecisi nel proprio ondeggiare,
sotto l’insegna al neon di un bar aperto, nella solitudine della
statale.
Sentirne il silenzio circostante, un leggero sibilo in
lontananza ed un battito incazzato, premere nel torace.
Suoni a
pugni stretti, violenti, ancestrali, infinitamente lisergici
(chiedete a Julian Cope, cosa pensa di loro…).
Sconvolti
sul serio, ma fuor di ogni canone.
Un bivio emotivo, uno svincolo
a rilascio lento (i primi Clock Dva quasi free, i Cabaret
Voltaire di “Red Mecca” e “Three Mantras”,
sfrigolio di corde Godflesh, varie porzioni kraute, il
Mediterraneo ed i suoi veleni nascosti).
“Urano 1935”
e “Glup Alak Tum..!!!”, son due tracciati sconnessi,
impervi, deliranti senz’altro, che non cercano facili scorciatoie,
son dolorosi, ma reali; fottutamente reali.
E se tagli la carne,
stai sicuro, che il sangue uscirà.
A meno che la morte non
sia passata prima.
Ma quando tutt’intorno è
irrimediabilmente andato, anch’essa cos’altro può
fare?
Imperfetti, isolati e non allineati.
Oltre la Sardegna,
non riesci ad immaginarli in nessun luogo (altro che
Texas..).
Pecore, rocce, gente che non ha più un soldo in
tasca, le case che si vuotano, i vecchi che rimangono a succhiarsi le
dentiere, i giovani, che sperano in una dentiera da succhiare, e non
riescono ad immaginar altro luogo dove andare, e ci si ritrova tutti,
stretti, impauriti, a dir le stesse cose, a far finta di niente, a
dirsi che tutto procede, che ce la potremo fare, ognuno di noi, perso
ed isolato, fra nani di governo, troie, Bondi depressi e falsi
oppositori.
Il suono dello smarrimento.
Unico, personale,
tragico.
Nostro.
Voto: 8
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