@ Init – Roma, Mercoledì 27 Aprile 2011
Di Damiano Gerli
Ritornano a far visita a Roma, nell’occasione del tour per promuovere l’ultimo lavoro ‘Angels of Darkness, Demons of Light I’, gli Earth. La band capitanata da Dylan Carlson ritorna proprio presso l’Init, e avendo da poco recensito la raccolta ‘A Bureaucratic Desire For Extra-Capsular Extraction’, l’occasione mi è stata gradita per riconnettere in qualche modo i due estremi della storia del gruppo: dalle origini a oggi.
S’inizia piuttosto tardi, alle 23:00 circa salgono sul palco i Sabbath Assembly, di cui mi erano giunti pareri piuttosto contrastanti ed ero curioso di sentire dal vivo. I nostri suonano una sorta di blues/rock immerso nel gospel, sospeso tra divino e demoniaco (ma evidentemente più attratto da quest’ultimo). Capitanati dalla tremendamente affascinante Jessica Toth, i newyorkesi hanno suonato buoni quaranta minuti, con un set interessante e coinvolgente, arricchito da alcuni tocchi davvero raffinati (tra cui una breve armonia a cappella). Inutile dire che tutti gli occhi del pubblico maschile erano catturati dalle movenze ipnotiche e sensualmente pagane della Toth, forse ecco, è uno di quei in casi in cui la bellezza della cantante potrebbe quasi giocare a sfavore.
In ogni caso, si son confermati un gruppo interessante e che merita più di un ascolto.
Dopo neanche un minuto, sale immediatamente Dylan Carlson seguito da tutta la sua band, a montare personalmente strumenti e amplificatori; cosa già sicuramente da apprezzare. Il processo dura una decina di minuti, ma alla fine ci siamo: chitarra, basso, violoncello e batteria.
Si aprono le danze con The Bees Made Honey in the Lion’s Skull, unico pezzo tratto dall’omonimo album; una versione di buona fattura, ma forse poco adatto da usare per iniziare, in quanto sicuramente meno orecchiabile del resto della scaletta. Seguono una serie di pezzi tratti dall’ottimo ultimo album, in ordine Descent to the Zenith e Father Midnight; momenti stupendi in cui chiudere gli occhi e farsi ipnotizzare l’anima dalle complesse e delicate tessiture tracciate da Dylan e la band.
Dopo un breve diverbio con alcuni fotografi troppo “allegri” con i loro flash, si continua con un uno-due da KO tecnico: l’inebriante Old Black e, la mia personale preferita, Coda Maestoso in F (Flat) Minor, nella versione sonoricamente più vicina a quella ascoltata su ‘Hibernaculum’, maggiormente melodica e dal retrogusto country. In conclusione, il gradito ripescaggio della mitica Ouroboros is Broken, pezzo classico della band che rivisitato live si conferma ogni volta un’esperienza diversa. La band torna anche per un gradito e inaspettato encore, sfornando una versione piuttosto noisy e piena di feedback di Angels of Darkness, Demons of Light.
Gli Earth dal vivo convincono senza riserve, riuscendo a lavorare efficacemente intorno a quel loro tipico sound statico, rielaborandolo in una chiave originale e arricchendolo di straordinarie sfaccettature melodiche. Un’esperienza davvero unica.
Un ringraziamento a l’Init e a Gaetano per l’ospitalità.