Irata ‘Irata’

(Silber Records / Darla 2010)

E chi l’ha detto che il progressive strumentale dev’essere necessariamente serioso, a mò dei Tortoise, e non capace di coinvolgere il corpo oltre che la mente? Direi nessuno, e arrivano dunque gli Irata con il loro album di debutto per la Silber Records a dimostrarci che una via di mezzo effettivamente può esistere.
Barcamenandosi spesso su tempi musicali piuttosto ridotti (specialmente per una struttura di canzone così tipicamente “lasca”), i tre di Greensboro portano a fruizione una proposta davvero allettante, unendo ogni tipo d’ispirazione possibile onde tracciare un percorso… effettivamente difficile da tracciare. Su ogni buona idea vi si costruisce sapientemente sopra; ascoltare il basso molto Chancellor-esco di Pilgrim, che diventa base su cui la chitarra di Jason Duff disegna accordi e note quasi drone. Ottimo anche il lavoro di batteria di Jason Ward, tentacolare e intricato come giustamente serve al genere.
Prodotto in maniera impeccabile, nei dieci pezzi di ‘Irata’ si trova davvero molto da apprezzare, e nonostante l’orecchiabilità sia sempre ad alti livelli è difficile entrare nel sound dei tre. Figuriamoci che a malapena vi accorgerete di essere già a metà disco e ancora nessuno è intervenuto a cantare, talmente ci si sente a proprio agio. Allo stesso tempo, però, si avverte una maggiore necessità di sperimentazione, carta che il gruppo gioca piuttosto poco, limitandosi piuttosto a tracciare il proprio percorso sul rock classico. Quando però si ascoltano quei guizzi di elettronica o di sassofono (in Lemeloing e nell’esotica e misteriosa Eye of Ra, corredata anche da un discreto video musicale in bianco e nero) si resta sorpresi e impressionati, impossibile non volerne di più.
Dunque, un’ottima prima proposta da parte degli Irata, che attendiamo volentieri per una seconda prova ove confermare quanto di buono già ascoltato.

Voto: 7

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