(Fumaio 2010)
Quando il rock a bassa fedeltà si impegna nella critica sociale. Il Garage Ermetico è un quintetto bergamasco che fonde il neocantautorato italico sulla scia di Le Luci Della Centrale Elettrica con il piglio post-punk e lo-fi di gente come Sebadoh e Pavement, come se questi ultimi, anziché preferire cazzeggiare mentre il mondo va in frantumi, decidessero di cercare “un finale migliore di quello già scritto”, come affermano i nostri nella traccia che apre questo ep, Tra I Resti Dei Resti.
È l’inno al malessere di una società in decadenza, quello degli Il Garage Ermetico (nome ripreso dal titolo di un fumetto di fantascienza di Moebius), una società che dall’hinterland bergamasco si può estendere per analogia a tutto l’Occidente. Resti, sacrifici, bestemmie, congiure, uno scenario di distruzione si schiude davanti ai cinque, che piegano i loro flussi di coscienza ora agli stilemi del noise-punk dei Dinosaur Jr. (Tra I Resti Dei Resti), ora al cantautorato deturpato di Vasco Brondi (evidente il debito in John Cassavetes), ora alle sbilenche nenie di Stephen Malkmus e soci (La Classe Operaia Va Al Bolgia).
Il Garage Ermetico è ben nascosto negli scantinati lombardi e per ora ha trovato solo la flebile luce della Fumaio Records ad illuminarlo, ma gorgoglia ribollente nel sotterraneo continuando a tener duro. Perché, citando la profetica ultima frase del disco, “il mio unico talento è la resistenza, aumenta l’intensità della sofferenza”.
Voto: 7
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