(Bosco Rec. 2011)
A due anni di distanza da “Undici Pezzi Facili”, torna
il chitarrista torinese, Paolo Spaccamonti.
Questo “Buone
Notizie”, è un tutt’uno aderente, al titolo
scelto.
Buone, senz’altro.
Rilancio e superamento, delle
intuizioni presenti in quell’esordio, che è stato uno dei
migliori lavori del 2009.
Le composizioni si affilano, si
semplificano (ma occhio agli arrangiamenti, funzionali e
deliziosi).
Intenso lavorio su pedali loop, ed un manipolo di
amici/collaboratori, a dar man forte (Dario Bruna, Daniele
Brusaschetto, Davide Compagnoni, Ezra, Julia
Kent, Ramon Moro, Fabrizio Modenese Palumbo,
Marco Piccirillo, Marco Milanesio).
Contemporaneo,
emotivo, un divampar dei sensi inebriante.
Post/avant rock,
potenti drones, armonie jazz/noir, sensibilità folk, in
derivazione perfida Albione a fiorir tutt’intorno.
Non lascia
spazio a dubbi.
Qualche scapicollo ritmico (Guitar Heroin,
Tartarughe, Claude), interferenze metalliche alla God
Machine (Ossamiche), struggenti aperture armoniche (la
strepitosa Buone Notizie, tumultuosa e trattenuta. Deh,
prima dimessa, poi, abbagliante. Niente Per Bocca, refolo
folk, fra elettronica minimale ed invocazione chiaroscurale. La
notturna contrizione blues di, L’ultimo Vestito Non Ha
Tasche).
Rarefatte distese jazz, pacificanti come il
ritrovarsi dopo un lungo addio (Specchi).
L’intercettazione
di un pensiero dell’est, polveroso e combattivo (Amici Vecchi),
come piacerebbe a Matt Elliott.
“Buone Notizie”
cambia il termine, promessa, con certezza.
Una delle migliori
rappresentazioni, dell’ora, e adesso.
Dopo ogni giro, tutto si
ripete nuovamente, ed i giorni passano.
Paolo Spaccamonti è
in fiamme.
Voto: 8
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