(Pure Steel Records 2011)
Avevamo già ascoltato il promo del 2009 con cui i napoletani Annihilationmancer, guidati da Bruno Masulli alle chitarre e voce, più Luca Coppola al basso e Andrea Cannata alla batteria, ci proponevano un assaggio di alcune canzoni che potevano venire a far parte del prodotto finale.
E in effetti ‘The Involution Philosophy’ si apre proprio con Etereo, un gran bel pezzo già particolarmente apprezzato dal sottoscritto nel precedente promo, qui in una versione probabilmente anche più precisa e potente. Niente da dire, una partenza impeccabile.
Il trio punta chiaramente a realizzare quello che potremmo definire il trash metal dell’uomo pensante: non semplicemente potenza buttata a diecimila all’ora sull’autostrada senza guidatore, ma, seguendo quella che è la lezione Megadeth nel periodo ‘Peace Sells/Rust in Peace’, gruppo molto apprezzato dal Masulli (nelle tonalità più alte la sua voce ricorda un po’ il giovane Mustaine), potenza al servizio della tecnica e una costruzione dei pezzi che tende quasi sul progressive. Insomma, obiettivo giustamente ambizioso, ma il gruppo possiede la tecnica e la precisione per poterlo realizzare.
Il suddetto tentativo risulta particolarmente evidente nella title track, vero e proprio macigno che ricorda quasi i Dark Angel più isterici, ma che purtroppo si va a infrangere contro le eccessive ambizioni del gruppo, risultando poco convincente dal punto di vista strettamente melodico, funzionando ottimamente invece in quanto a riff e costruzione.
Quel che invece mi sembra pienamente riuscita è la successiva Apolide che partendo da ambizioni altrettanto elevante, comincia subito a rendere identificabile una melodia che si presta a ripetuti ascolti, permettendone di scoprire ulteriori preziosi tessiture, tra cui il notevolissimo momento melodico.
Impoverishment of God existence risale addirittura a una demo tape del 1999, Masulli si conferma buon giudice del rispecaggio dei propri pezzi andando a recuperare un pezzo sincopato e tremendamente aggressivo nella ripartenza, pur con una parte centrale che mi ha ricordato non poco gli spettacolari inserimenti jazz dei Coroner, davvero da mascella per terra.
Troviamo poi anche spazio per un delicato pezzo acustico con un’elettrica a fare da solista, Reflected in her life che ci introduce alla conclusiva Mind surrounds, the cavities of fear, che tenta un pò di tirare le somme su quanto abbiamo ascoltato, riuscendo più che discretamente nel compito. Nota, come sempre, positiva per la produzione del disco: pulita, precisa e potente, esattamente calzante allo stile dei nostri.
La proposta del trio napoletano è un qualcosa di unico nel panorama metal italiano attualmente piuttosto ripiegato su sè stesso. ‘The Involution philisophy’ vi domanda piena attenzione e non è certo mera potenza brutale buttata a caso, ma un disperato barlume d’intelligenza in un genere come il thrash che, ora più che mai, ne bisognerebbe alquanto. Decisamente consigliato.
Voto: 8
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