(Fortuna Pop 2010)
Ok. La prima cosa che ho pensato guardando la copertina di quest’album è stata che tutto questo amore mi ricorda i Beatles. Il titolo sembra quasi una citazione. In effetti sulla copertina di quest’album c’è un cuore. Non di quelli belli, dolci e artistici ma un cuore anatomico, nudo e crudo. Reale. E ogni pezzo di cuore ha la sua canzone. Forse è vero che i The Loves ci amano. Iniziare l’album con una traccia chiamata WTF? (or how i realised i’d wasted my life) è decisamente cool e very english. Ed ecco arrivare i primi rimandi sixties che mi aspettavo anche se…sorpresa sorpresa il finale è tutto per un violino malinconico. Questi ragazzi sono cresciuti evidentemente con pane, Beatles e Beach Boys. Le melodie ricordano molto quel mondo e ben venga in questo caso perché sanno riproporlo benissimo (con tutte le varie trovate sonore del caso come carillon, battiti di mani e coretti) in chiave moderna. Bubblegum è divertente e fresca, il finale a mò di ballatona della durata di 5 secondi o poco più è figo ed inaspettato. Bravi, anzi bravissimi. Sono una delle band che hanno affrontato meglio questo stile negli ultimi due anni. Coraggiosi nel riproporre un genere ormai trito e ritrito. That boy is mine ha un bel ritmo e finalmente si sentono bene le voci femminili unite ad assoli di chitarra elettrica, I want love and affection è rockabilly allo stato puro, ti vien da sorridere mentre lo balli e King Kong Blues ha un fantastico intro di basso e chitarra così da diventare un moderno e distorto blues.
December boy potrebbe essere un’ottima ballad per tutti i giovani ragazzi che si innamorano d’estate (nonostante il titolo), è romantica, dolce e forse per questi motivi affidata alle ragazze. I testi (sentimenti anche qui) hanno il tipico sense of humor inglese che contrasta con le melodie sognanti in maniera deliziosa. Il momento più bello è nella track It’s.. the end of the world dove la band cerca di parlare con Gesù, cerca aiuto ma… c’è la segreteria telefonica con la voce di Doug Yule (ex membro dei Velvet Underground): “ Ciao! Qui è Gesù. Non ci sono ora, sono dappertutto. Per favore lascia un messaggio dopo il bip…grazie.” Seguono insieme a chitarra e batteria, cori religiosi e organi. Ecco la perfetta preghiera pop rock del credente indie. Dovreste comprare quest’album. E’ proprio bello e godibile. Ti mette di buon umore. I nostalgici potranno rivivere certe atmosfere allegre e malinconiche di un tempo e chi non ha l’età per ricordare può sorprendersi e scoprire un mondo lontano. L’unico neo della band? Questa domanda mi riporta alla seconda cosa che ho pensato successivamente i vari ascolti: ma perché diavolo si sono sciolti dopo aver pubblicato un album così pop e figo?!
Voto: 8
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Autore: rakyrock@hotmail.it