Skinshout e Xabier Iriondo ‘Altai’


(Improvvisatore Involontario 2011)

Scontro di corpi, di terre in avvicinamento, urlo, stridulo,
primitivo.
Primitiva la terra sotto le unghie, omogeneo impasto di
detriti, ultima rappresentazione utile, dei palazzi sfarzosi di un
tempo.
La rovina, il suo suono.
Tradizioni, culture in caotico
incrocio, l’azzurro del mar, più ti avvicini alla terra ferma,
sempre meno azzurro è.
“Altai”, in vari
dialetti dell’Italia settentrionale, vuol dire, taglio, “Altai”,
son anche i Monti d’Oro.
Son voce e batteria, ruvidi, evocativi,
fra Africa, e macerie rurali di ogni dove, son taisho koto e mahai
metak, bizzarrie a corde, che altre porzioni rurali porgono.
Un
duo (Skinshout) ed uno (Xabier Iriondo), pochi per
un’invasione, sufficienti per scuoterci.
Strada polverosa, poi
mare, poi terra, poi, ricacciati in mare, facciamo in tempo ad udir
temi popolari involarsi verso l’alto, illuminati dalle lucciole dei
fuochi accesi (Il Mercato Di Salonicco).
Musica tremenda
quella di “Altai”, sprezzante, fiera, dolente,
straboccante di memorie e visioni.
Semplice, come la formula è
semplice, stridente, come stridenti erano i sassi dolci nella boccia,
sotto i denti di Pompeo.
Il vuoto provoca paura, da queste
parti, c’è molto vuoto.
Un suono che puzza di sfinimento,
d’offerta d’anima al miglior offerente, puntualmente senza
risposta.
Merda e perle di vetro (Altai).
Te lo ricordi
il cranio rasato di Meira Asher?
Non ricordi un
cazzo?
Troppa tv ingolfa il coppin.
Dove fuggir, quando ogni
strada è stata battuta?
Scendi, scava, gratta.
Osserva
lo scempio circostante o fuggi.
Decidere è importante.

Voto: 8

Link correlati:Improvvisatore Involontario Records Home Page