Di Elisa Girotti
“Senza toccare il fondo” non è una bella storia.
James, un ragazzo di belle speranze, dopo un piccolo ma alquanto dannoso incidente, si ritrova intrappolato in una spirale di depressione che lo porta progressivamente a perdere di vista quelli che sono i suoi obiettivi. Meglio ancora non li perde di vista, semplicemente comincia vederli sempre più distanti ed irraggiungibili, innescando così una spirale inerte che lo trascina e lo sballotta fino al prevedibile epilogo. Una vicenda triste in cui si affacciano personaggi più o meno forti, primo tra tutti Mark, il ricco compagno che darà una svolta alla vita di James e che con la sua instabilità spingerà con forza le vite degli altri personaggi allontanando, destabilizzando, rompendo rapporti e famiglie, insinuandosi in ogni micro-cosmo per irrompere con la sua forza distruttrice.
L’impressione generale è quella di un cupo grigiore, di un decadentismo un po’ forzato. Forse si sente per tutto il libro che questa piccola “banda dei brocchi”, che per qualche verso vorrebbe accostarsi alla scrittura triste e malinconica di Coe e che per altri vorrebbe ricordare quel capolavoro che è “Il giovane Holden”, non ha tanto da dirci, tanto da insegnarci.
Link: Naomi Aldemar, Senza toccare il fondo, Roma, Nottetempo, 2011