(Navona Records 2011)
Eclettica: così definirei, di primo acchito, la musica di Stephen Barber. L’autore si mostra infatti a suo agio nel maneggiare organici diversi (come un quartetto d’archi, un ensemble di fiati, o una combinazione dei due, con l’aggiunta del piano e delle percussioni) e soprattutto nell’esplorare territori musicali eterogenei: dal tonalismo più suadente alla dissonanza (mai eccessiva, va detto), dalla linearità dell’impianto compositivo alla complessità di certi passaggi, dal rigore classico alla verve ritmica dalle tinte jazz e minimaliste. E tuttavia, bisogna aggiungere che tale eclettismo vale per il generale (il cd nel suo complesso) ma non per il particolare: i singoli brani, pur ben distinti e talvolta addirittura lontani tra loro, sono internamente caratterizzati da una certa uniformità stilistico-espressiva, favorita anche dalla loro relativa brevità (nessuno di essi supera di norma i cinque minuti). Le composizioni di Barber ci regalano così esperienze condensate ma prive di tensioni interne; rapinose e ammalianti tranche musicali da assaporare in ciascun, calibrato, dettaglio.
Voto: 8
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