(Autoproduzione 2010)
Son passati oltre vent’anni, dalla vertigine di “The Iceberg
Principle” dei B-Shops For The Poor.
Passano nomi,
tendenze, cazzate ed altro, ma nulla sembra sfiorar il coerente
percorso di David Peets e del suo sax tenore.
Per il nono
lavoro dei Remote Viewers, la formazione si allarga a sette
elementi, si abbandonano (momentaneamente?) delle inflessioni, se ne
prospettano altre.
Le ritmiche si squadrano, una marimba
alleggerisce le tensioni.
Siam dalle parti di un suono urbano,
noir, dove svolazzano vapori settanta e la dissonanza tipica, marchio
di fabbrica di Petts, vien tenuta al minimo storico.
Sette
composizioni ombrose, che sfoggiano anche nei momenti di maggior
irrequietezza, uno sguardo allucinato, vagamente oppiaceo.
L’ispida
poetica, par in questo caso, tramutarsi in un’eleganza retrò,
ammirevole nella sua ricercatezza, ma un pelin troppo
compassata.
Accantonate le nevrosi avanguardistiche (tra free jazz
e post punk), i Remote Viewers si presentano asciutti e diretti.
Non
male nel loro vestito attuale, ma qualche nube all’orizzonte, si
addensa minacciosa.
Spero vivamente di sbagliarmi.
Molta
ragionevolezza e poca incoscienza.
Voto: 6
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