(Cinico Disincanto/Audioglobe 2011)
Per il terzo album la band laziale ha deciso di affidarsi a riferimenti culturali italiani ed internazionali del secolo scorso e qualcuno che è ancora attivo oggi, come romanzi, film, dipinti e fotografie. Il filo rosso, dunque, che tiene uniti questi dieci brani sono i cambiamenti culturali che hanno apportato alla cultura personaggi del calibro di José Saramago, Bohumil Hrabal, Antonio Pennacchi, Erich Maria Remarque, Ennio Flaiano, Umberto Galimberti, Joseph Nicéphore Niépce, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Pier Paolo Pasolini, François Truffaut.
Musicalmente la band continua con la sua ricerca del folk, ma questa volta hanno aggiunto un synth che è molto presente e che determina le dinamiche di tutti i brani. La concentrazione sui brani e sulle parole, in particolare suscita la sensazione che si tratti principalmente di un disco cantautorale, l’aspetto più divertente, che era presente nei dischi precedenti è molto diluito in questo disco, nel quale emerge la voglia di dare ad ogni brano un ritmo mutevole, in base al testo. È dunque il testo a determinare l’armonia e non il contrario.
Un lavoro ed un esperimento interessante, indicativo di un lavoro molto pensato, per certi versi troppo, che quindi può risultare ostico a chi vuol soltanto ballare lo ska-folk presente nei lavori precedenti.
Voto: 7
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