(Spiral Records/Long Song Records/Audioglobe 2011)
Franco Battiato. Un nome che fa tremare qualsiasi cosa. Molti artisti italiani (tutti?) gli devono qualcosa. Alcuni gli rendono omaggio. Come Fabio Zuffanti, artista ligure dai mille progetti (le sue musiche sono state usate per jingle pubblicitari, colonne sonore, spettacoli di danza, readings.. ha anche scritto un’opera rock teatrale portata al successo in Francia dal titolo “ Merlin”) e dalle mille influenze (si muove principalmente tra il cantautorato e l’elettronica: Sigur Ros, Battiato, Battisti, Thom Yorke ecc ecc..). All’interno del cd svetta una figura simile a quella di Battiato nella copertina de La voce del padrone. Poi c’è il titolo, un gioco di parole. Se per Franco c’è quella voce per Fabio c’è “La foce del ladrone” (terzo album ufficiale uscito il 10 maggio 2011) un titolo che colpisce anche perché, diciamocelo, di questi tempi è più che azzeccato. Fabio dice che i ladroni sono loro, gli artisti, che mangiano e rimangiano idee altrui per rivestirle di nuovi canoni. Ulteriore omaggio palese, il titolo di una canzone 1986 (on a solitary beach). Tutto queste similitudini sono supportate, ovviamente, da synth, elettronica e new wave, proseguendo su ritmi spesso essenziali (musica strana), pianoforte e violini (capo nord) e un cantato in farsetto. Una parte strumentale piacevole (i 17 anni di carriera tra sperimentazioni si percepiscono tutti) e tante citazioni come ad esempio It’s time to land (album di Alan Sorrenti) o Lunar Park (dove si omaggiano Bret Easton Ellis nel titolo e Giusto Pio nel finale). L’interesse per quest’album però finisce qui. Purtroppo non basta omaggiare un artista o realizzare un album con gli stessi criteri del suo album per fare un buon lavoro. Non c’è quel giusto mix fondamentale per un artista tra musica e parole. Non c’è fusione. O c’è un bel testo o una bella musica. Mai tutto insieme. I testi mancano completamente di consistenza nonostante le continue immagini quotidiane e non, sono banali e l’album in generale non colpisce ma annoia. Di certo Fabio spicca di più nei toni ballabili e ritmati che nei toni pacati e orchestrali. Infatti le ultime canzoni sono decisamente pesanti. Si fatica. E purtroppo tutta questa fatica non viene premiata perché alla fine, a conti fatti nella testa e nel cuore non rimane molto.
Voto: 2
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Autore: rakyrock@hotmail.it