(Innova 2011)
Il compositore Maki Ishii è stato una delle principali figure musicali in Giappone nel Novecento. Nei tre brani qui eseguiti il solista, il formidabile Ryan Scott, suona un numero impressionante di percussioni, ed è il protagonista assoluto e virtuoso. L’orchestra, perfino quando è anch’essa costituita da percussioni (come nel secondo brano), è un comprimario, talvolta discreto talaltra bellicoso. Il linguaggio adoperato è fondamentalmente astratto: Ishii fa poche concessioni al profilo melodico, alla percettibilità dei ritmi, alla ripetizione e alla variazione canonica dei motivi. Eppure, l’istinto umano ci porta a vedere figure e paesaggi anche laddove non ve ne sono. Ecco allora che, dalle apparentemente disomogenee trame sonore, sembrano palesarsi scenari misteriosi, primordiali e al tempo stesso futuristici, fantasiosamente animati dalla giungla di percussioni che si succedono, si accavallano, ci avvolgono: a loro modo affascinanti, sebbene a tratti un po’ alienanti.
Voto: 7
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