Gbur ‘Live At Mavv’

(Setola Di Maiale 2011)

Quarta uscita, per il progetto/pugno nei denti Gbur.
L’ensemble
a formazione variabile, si riaccende per una feroce serata, su di un
palco trevigiano nell’estate del 2009.
Nella logica
documentaristica setolare, ovvio e coerente questo “Live At
Mavv”.
Che però, come al solito nel caso Gbur,
risulta sempre esser cartina di tornasole, degli umori/tensioni,
ribollenti nella pancia, di un nutrito manipolo di santi e folli
artisti, sconosciuti ai più.
Un suono metropolitano,
asfissiante, che più che descrivere oleografico, panorami di
cemento e desolazione, riconosce, riordina ed organizza, passione e
slancio, profusi nel quotidiano.
Puzza di lavoro fisico, di mani
screpolate, dell’esser presenti qui ed ora, artisticamente e
civilmente, non presenta vie di fuga, ma offre prospettive
trasparenti e realiste.
In bilico costante, fra azzanno dell’osso,
e suo definitivo abbandono.
Il suono di un panorama che viaggia a
mazzate di decine di copie smerciate, più spesso regalate, fra
rare soddisfazioni e costante movimento.
Il volo.
Lo sforzo del
volo.
Crisi depressive e serena consapevolezza.
Storie di
palchi affollati, più del pubblico presente spesso in sala.
Il
suono di un suono, che gli auditorium sclerotico/illuminati (in balia
di bolliti marchettari e politiche mafioso/democratiche), mai
sfioreranno neanche di striscio.
Dove il jewel box non arriva
quasi mai, una bustina in pvc, il presente ed il futuro.
Accettato
questo, vaffanculo agli standard orecchiabili, al tuo piedino che
batte il tempo, alla piacevolezza in alta fedeltà.
“Live
At Mavv”, è nodosa radice selvatica, idealmente quanto
Franti, Detriti, Pangolin Orchestra, Henry
Grimes
, Logoplasm, Aufgehoben ed
Archie Shepp.
File Under: Carne viva che urla.

Voto: 8

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