Vasco Rossi ‘La versione di Vasco’

Di Diego Giachetti

diegogiachetti@hotmail.com

Alla voce Vasco Rossi in Wikipedia si contano ben 36 titoli biografici sul cantautore, o meglio, “provocautore” come ama definirsi. A questo punto “il nostro” ha sentito il bisogno di dare, dopo trentasei opinioni, la sua versione su Vasco, costituita da una raccolta di dichiarazioni, una sorta di diario autobiografico, dove l’autore prova a dire la sua su se stesso, sulle innumerevoli forme della sua esistenza, sulle ragioni del suo successo e della sua popolarità per le quali ancora dimostra incredulità e stupore razionali. Come se la vita gli fosse precipitata addosso coincidendo, fortunatamente, con quello che desiderava fare. Non il ragionier Rossi dietro lo sportello bancario, come sembrava destinato visto il diploma in ragioneria, ma il rockettaro dalla vita spericolata, intesa come partecipazione piena, accelerata, a un’esperienza che ha sempre avuto toni e modalità esistenziali. Non irriti gli anarchici il suo definirsi, fin dalla copertina, anarchico. Il suo è un anarchismo esistenziale, umano, prima che politico e ideologico, in quanto significa sentirsi totalmente libero, privo cioè di costrizione esterne, imposte dalla morale o dal proprio ruolo, e sottoposto invece alla piena autoresponsabilità dell’autodisciplina soggettiva. Volendo soddisfare i maniaci della ricerca delle ragioni storiche, si può dire in proposito che il giovane Vasco incontrò l’anarchismo nelle persone e nelle letture, quando frequentava l’università a Bologna, come reazione al troppo “ideologismo” politico e militante che gli si paventò davanti nella forma delle organizzazioni extraparlamentari di sinistra. Personaggio polivalente, capace di mantenere i contatti con più “generazioni di sconvolti”, quali quelle che si sono succedute dall’inizio della sua carriera da rock star fino ad oggi, egli ci sorprende sempre e ancora per la freschezza delle sue dichiarazioni, spesso contro corrente, contro il senso comune e le banalità “filosofiche” del momento, nel tentativo di andare oltre, di dare espressione e descrizione a un procedere della vita che avanza con la forza della natura e che, solo dopo, cerca disperatamente di trovare un senso, per approdare spesso alla consapevolezza che un senso la vita non ce l’ha. Attento osservatore, descrittore e interprete, di quelle che sono le sottostrutture primordiali del vivere, i sentimenti, le relazioni, le emozioni, le speranze e le delusioni, che condizionano l’agire umano nella sua quotidianità, prima e forse più ancora dell’economico e del sociale, Vasco Rossi non si tiene fuori dalla mischia politica. La osserva con disincanto e vi partecipa con il suo impegno nelle battaglie civili e di civiltà. L’ultimo esempio in tal senso, tra i molti che si potrebbero citare, è di pochi giorni prima del Natale appena trascorso, quando ha incontrato la delegazione di operai dell’Ims di Caronno Pertusella su sua richiesta. Oggetto dell’incontro la lotta che i dipendenti stanno portando avanti per non far morire l’azienda che in passato ha stampato tanti successi musicali, tra cui anche i suoi cd. Una lotta pienamente condivisibile, ha dichiarato, «non sopporto queste cose dove sono i lavoratori a pagare gli errori dei potenti». Vasco Rossi è anche questo. Infatti, ricorrente nel testo è il tema della separazione tra mito e persona. Egli vuole prendere le distanze dal suo mito, quello raccontato in tanti libri, immagini, interpretazioni. Separare Vasco Rossi rockstar da Vasco persona e individuo, per trarsi fuori dalle rappresentazioni iconografiche e riproporre invece il suo sentire e il suo vivere, cioè il suo percorso esistenziale.

Link: Vasco Rossi, La versione di Vasco, Milano, Chiarelettere, 2011, pp. 192, euro 14.00