(Ticonzero 2012)
La miglior messa a fuoco possibile, per una collettiva di due
giorni, in sala di registrazione.
Il tempo che precede
l’esibizione al Signal Festival (edizione 2010), diventa cosi
facendo, preziosa oasi creativa.
Incontro fra sensibilità
di frontiera, profondamente difformi una dall’altra, per formazione,
provenienza e linguaggio.
I cinque intercettano nella
proposizione/scintilla gioco, una stimolante griglia comune,
dove ogni voce, può trovar, propria, organica, naturale
collocazione.
Si tratta di crear, singolari panorami sonori
(emotivo/geografici), da ridefinire in collettiva, in ideale mappa
sonora.
Il risultato, parla una lingua severa, spigolosa, fatta di
pause, brusche riprese, zone di tensione covante, graffi digitali,
estratti vocali alieni, classicheggianti distese, progressioni
intrise di feroce ironia, vuoti ascetici e concentrazione
costante.
Acustico e digitale, che muovono su piani sonori
profondamente differenziati (complice un lavoro di post editing,
agile e scintillante, come non se ne sentiva da tempo. La gamma di
dinamiche presenti, farebbe tremare i polsi ad ogni tecnico di
studio…).
La parte acustica (piano e voce), fra gelidi refoli,
istanti di raccoglimento e divagazioni assortite, fra contemporanea e
surreale blues, la parte digitale/elettronica, resa quasi in senso
tattile sulla pelle.
Lavoro di sensibilità infinità,
che apre di continuo voragini espansive/spinali, intorno al suono
acustico, in forma struggente ed organica.
Una severa lezione
elettroacustica “Treasure Hunt”.
Ad una tale
intensità, da travalicar lo steccato, per i soli addetti ai
lavori.
Chiudete gli occhi; ascoltate…
Voto: 8
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