Jooklo Duo

Quattro Chiacchiere Digitali con il Jooklo Duo

 

 

 

 

Di Marco Paolucci

uccio12@hotmail.com

18/05/2012: Grazie ad una serata del Festival “Germinal” al Terminal di Macerata, qualche tempo fa,  ho avuto modo di incontrare questo duo di simpatici musicisti improvvisativi. Colpito favorevolmente dalla loro impressionante performance, quella sera erano accompagnati dal bravissimo chitarrista Bill Nace, ho pensato che non potevano mancare tra i soggetti passibili di Quattro Chiacchiere Digitali con il sottoscritto. Come sempre a voi i risultati:

1.     Da dove viene ognuno di voi? Come avete iniziato?
 
Ci siamo conosciuti nel 1999. Avevamo 15 anni e frequentavamo le scuole superiori. Siamo cresciuti in una provincia del Nord-Est (precisamente in Veneto) assonnata e senza stimoli, sarà per quello che ci siamo messi a cercare ispirazioni in altre dimensioni.
Abbiamo cominciato a suonare insieme un paio d’anni dopo, con vari progetti acidi e acerbi, fino a che ha preso forma il nucleo Jooklo Duo, nel 2003, che è poi andato espandendosi a formazioni allargate come Neokarma Jooklo Experience, e ad una multitudine di collaborazioni con musicisti delle più diverse estrazioni (da Makoto Kawabata degli Acid Mothers Temple a Kosugi dei mitici Taj Mahal Travellers, a Chris Corsano, Paul Flaherty, C. Spencer Yeh, Steve Baczkowski, Peaking Lights, Hartmut Geerken, Don Moye… fino a John Paul Jones dei Led Zeppelin! …tanto per citarne alcuni).
 
2.     Come vi è venuta l´idea di formare una band?
 
Mah, non credo che ci sia un’idea in partenza a queste cose, a meno che non si tratti di band commerciali progettate a tavolino (tipo i Backstreet Boys). E’ stato tutto naturale, ci vedevamo ogni giorno e ci piaceva la musica per cui abbiamo cominciato a suonare insieme… il nostro primo gruppo era un trio con un ragazzo che abitava davanti alla casa dove sono cresciuta e suonava la batteria, io (Virginia) suonavo il basso e David la chitarra, poi ci si ruotava… Ma il nostro primo vero gruppo è stato Zurich against Zurich (io alla chitarra e David alla batteria), attivo dal 2002 al 2006, poi definitivamente rimpiazzato da Jooklo Duo (quando ho scoperto il sax).
 
3.     Quali sono state le vostre influenze?
 
E’ un cammino lungo, vario e forse infinito.
Quando ci siamo incontrati io ascoltavo tutte quelle cose “alternative” che andavano negli anni ’90 (punk, grunge, ecc.), mentre David era un fan di quello che viene impropriamente chiamato “Afro” (quel fenomeno fatto di bonghi e cassettine mix che si espanse dagli anni ’80 lungo la costa romagnola e su fino all’Austria).
Dopo un breve passaggio di entusiasmo per l’allora in voga noise-rock, a sedici anni cominciavamo ad indagare già molte altre musiche diverse: dai primi ascolti jazz (qualche vecchia cassetta di Charlie Parker, Thelonious Monk, Miles Davis, John Coltrane, Art Ensemble of Chicago, Max Roach…) ai primi ascolti di sperimentazioni sonore varie. Un nostro amico fu il primo ad introdurci ad ascolti quali Alice Coltrane, Sun Ra, ma anche Otomo Yoshihide e tutta la scena di improvvisazione giapponese e quindi europea (Evan Parker, Han Bennink, ecc.) fino ad arrivare a compositori d’avanguardia quali Stockhausen, Xenakis, Scelsi, Penderecki, Heitor Villa Lobos… Quindi seguì un periodo di ascolti di improvvisazione radicale e noise (da Paul Flaherty & Chris Corsano, con cui in seguito abbiamo avuto modo di suonare varie volte, ai Wolf Eyes e tutto ciò che può stare in mezzo e intorno), affiancato da ascolti sia hard-bop che free-jazz (Elvin Jones, Pharoah Sanders, Don Cherry, tutta la discografia di Sun Ra, Archie Shepp e via dicendo), senza dimenticare i vari movimenti psichedelici e freak-folk (specialmente quelli europei: Germania, Svezia, Finlandia, Italia, ecc… ad esempio Aktuala, Handgjort, Arica, Limbus, Third Ear Band).
Ora abbiamo aggiunto a tutto ciò moltissima musica tradizionale (specialmente asiatica, persiana ed africana), il funk, il primo dub (roots), il primo rap (i The Last Poets sono i nostri preferiti) e addirittura la fusion. E un sacco di musica di sintetizzatori, elettronica sperimentale, new age e così via (Nik Raicevic, Tangerine Dream, Conrad Schnitzler, Peter Hamel, Steven Halpern…)
 
4.     Come create i vostri brani? Qual è il vostro rapporto con lo studio di registrazione?
 
Negli anni abbiamo elaborato una tecnica di improvvisazione praticamente telepatica, per cui le composizioni vengono fuori man mano che si improvvisa in maniera spontanea. Questo per quanto riguarda il duo.
Quando invece suoniamo con gruppi allargati può succedere che l’improvvisazione si sviluppi intorno a dei temi che abbiamo creato in precedenza (come ad esempio nel caso del disco ‘Where has jazz gone?’ del Jooklo Quartet, in cui i temi vengono stravolti al punto di diventare irriconoscibili, e viceversa le improvvisazioni vengono evolute fino a diventare temi), oppure che si “jammi” fino a quando si trova il filo comune…
Quindi le registrazioni ad oggi sono o pianificate prima, almeno in linea di massima, oppure sono jam totalmente spontanee da cui se c’è il feeling giusto (e si è fortunati!) si può ricavare qualcosa.
 
5.     Come già mi avete spiegato nella prima domanda, nel corso della vostra carriera avete sperimentato varie formazioni duo, trio, quartetto, collaborando con molti musicisti provenienti da esperienze diverse fino ad arrivare al presente con Bill Nance ed alla creazione di `Scratch Lp´. Come vedete questa vostra prassi “mutaforma”?
 
Le collaborazioni sono un modo formidabile per scoprire cose nuove del proprio suono e allo stesso tempo far scoprire agli altri cose nuove del loro. Quindi per noi è fondamentale essere aperti a mixare i suoni con altri musicisti (anche provenienti dai più diversi background musicali) per potersi evolvere, sviluppare, e sperimentare nuove visioni.
Poi per qualche strana alchimia alcune collaborazioni finiscono per dare vita ad un vero e proprio nuovo gruppo (come nel caso del trio con Bill Nace, che si è sviluppato in quella direzione), oppure per non ripetersi mai più.
 
6.     Come mai la scelta del vinile rispetto al classico formato in cd per le vostre produzioni?
 
Per motivi sia tecnici (il vinile ha una durata nel tempo e una qualità audio nettamente superiori al cd), sia pratici (il vinile trova sempre il modo di inserirsi in un circuito di collezionisti che non smettono mai di comprare i dischi e di supportare gruppi ed etichette), sia estetici (siamo anche appassionati di grafica e disegniamo noi tutte le copertine dei nostri dischi, per cui riusciamo a esprimere meglio questa passione su una superficie di dimensioni maggiori come quella dell’LP).
 
7.     Con chi altri vorreste collaborare?
 
Uhm, domanda difficile da rispondere al momento.
…Di solito le collaborazioni sono sempre spontanee e nascono quando conosciamo una persona con cui sentiamo qualche affinità.
 
 
8.     Come vedete la scena live italiana, e quella internazionale anche a livello di spazi per suonare la vostra musica?
 
Tasto dolente. La magra “scena” live italiana è circoscritta a quello che chiamiamo il “ghetto dell’avanguardia”, cioè quei pochi appassionati (che di solito sono essi stessi musicisti!) che nonostante tutte le difficoltà insistono a organizzare concerti anche in un panorama così disastroso e senza via di scampo come quello italiano. E a parte le difficoltà pratiche (tutte le nuove leggi su SIAE, ENPALS, ecc. hanno definitivamente tagliato le gambe a tutte le realtà underground, creative e non-commerciali), scarseggia pure l’interesse da parte dei fruitori della musica…. quando mancano la curiosità e la volontà di evolversi umanamente, psichicamente e ahimè culturalmente neanche un macigno sulla testa può far cambiare idea.
Gli spazi più vivaci e coraggiosi sono ridotti e senza nessun supporto statale per l’incentivo culturale, mentre invece le poche associazioni che propongono questo tipo di musica ed hanno dei fondi non guardano mai a ciò che hanno in casa, ma si rivolgono sempre all’estero, continuando a organizzare concerti di gruppi e musicisti che a casa loro non suonano mai. Come dice il proverbio: l’erba del vicino è sempre più verde.
Fortunatamente il mondo è grande, e la scena live internazionale è molto varia. Di sicuro il luogo in cui per noi è più facile muoversi sono gli Stati Uniti, dove la gente (dal pubblico ai promoter) è particolarmente recettiva ed aperta a suoni diversi, pensa un po’ meno quando ascolta della musica, e non tende a D. A .C. (Dividere, Analizzare, Categorizzare) come succede in Europa (e ancora di più in Italia).  Ad ogni modo cogliamo l’occasione per fare un ringraziamento speciale a quei pochi che non demordono e continuano a battere il chiodo, con entusiasmo e tenacia, nonostante tutto (ricordiamo Germinal/Terminal, Reasonanz, Codalunga, Case del Vento, Marcella….)
 
9.     Progetti futuri?
 
1000 come ZERO.
Abbiamo in programma vari tour, tra cui uno in Scandinavia a Giugno, 3 date italiane Jooklo Duo & Arrington De Dionyso (il 6 luglio a Bologna, il 7 luglio al Tagofest, l’8 luglio a Milano), un tour in Sudamerica (Brasile e Perù) ad Agosto/Settembre. E poi vari dischi… presto (questo mese!) un nuovo LP al fosforo su Holidays Records, che è una collaborazione con due musicisti danesi (Maria Bertel trombone, e Jons Lunds sax baritono), ed un altro LP Troglosound (un live di qualche anno fa: io ai sax, David alla chitarra elettrica, e Sabu Toyozumi alla batteria), in seguito poi alcuni nuovi lavori per varie etichette statunitensi.
… Ci teniamo sempre liberi ed impegnati allo stesso tempo, in modo da poter essere aperti a cogliere quelle occasioni inaspettate che si presentano di tanto in tanto.

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