(Zerozerojazz 2011)
Un continuo rimestar braci, “Everywhere Is Here”.
Atto
unico improvvisativo, libero da ogni zavorra concettuale.
Che
bella giornata, deve esser stata, quella delle registrazioni.
Tempo
speso, ad inseguir orizzonti in movimento.
Alcuni conosciuti,
altri, nettamente più bizzarri ed imprevedibili.
I Circular
E-motion, assemblati per l’occasione, dall’esperto batterista
Enzo Carpentieri, son formazione ad azione elastica
immediata.
Due contrabbassi (Danilo Gallo e Stefano
Senni), una chitarra, birichina al punto giusto (l’ottimo Enrico
Terragnoli), la propulsione di Carpentieri, ed un’ospite
speciale, l’osannato chicagoano Rob Mazurek e la sua
cornetta.
Di contorno (ma spesso rubano la scena…), altri
strumenti e strumentini, ad intaccar il corpo e le certezze.
Prendono
per la gola, con la maestosa apertura di Everything Sara, dove
le inflessioni Davis, vengono piegate dallo sferragliare
perimetrale (senza perder mai di vista il tema principale).
Ma
sarebbe troppo semplice, proseguir di questo passo.
Son dentini
aguzzi, quelli che rosicchiano e macinano.
Azioni veloci, che non
amano troppo, l’esposizione alla luce diretta.
Ma quando lo fanno,
son scintille vere (ed anche, debitamente originali).
Il pantano
lisergico, serenamente allucinato di Zen Zero, l’intromissione
d’armonica in Beauty Fool (e di nuovo, bravo Terragnoli), Bali
Belly, che parte appunto da Bali, per poi illuminarsi di
rifrazioni di banjo (una meraviglia di cinque, afosi minuti…), Wabi
Sabi, andazzo cameristico ed intromissioni elettroacustiche (per
approccio, una costante di quest’ottimo lavoro…).
L’accartocciarsi
cupo di Space Invaders (bassosità, giocattolerie ed una
ritmica costantemente trattenuta), il bel duetto fra Carpentieri e
Mazurek, Plexus.
C’mon, ed il suo rimbalzar
insistito contro un muro, la conclusiva Transitory Percepition,
traiettorie che gradualmente si perdono nel buio.
C’auguriamo
vivamente, che non resti atto unico.
Anche senza Mazurek, gira
tutto alla perfezione.
Da pensarci.
Sorpresa!
Voto: 8
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