(Navona 2012)
Il Metodo Lifehouse viene creato nel 2007 da Pete Townsed ed implementato dal compositore Lawrence Ball e dal programmatore informatico Dave Snowdown e consiste in un sistema dove i partecipanti chiamati in questo caso “sitters”, come se stessero in posa per essere ritratti in un quadro, interagiscono con il programma che crea per ognuno un personale profilo musicale attraverso una traccia audio dedicata. Ogni utente può scaricare dal sito del progetto il suo “profilo”, rivederlo, rielaborarlo e compararlo con quello degli altri partecipanti. Il programma rimane attivo per 15 mesi e alla fine della, possiamo chiamarla sperimentazione, genera 10.000 profili musicali personali. Alla base del progetto c’è la ricerca portata avanti da Pete Townsed con il progetto Lifehouse, ideato nel 1970 come sorta di concept album che ha avuto una sua concretizzazione fisica nel 2000 con la pubblicazione del cofanetto di cd “Lifehouse Chronicles”. L’idea di fondo è quella della concezione dell’esistenza di una melodia musicale specifica per ogni essere vivente, capace di descriverlo a perfezione. La contemporanea esecuzione di queste note darebbe vita ad un’unica nota armonica “One Note”, forma di consapevolezza assoluta. Da qui, premessa obbligatoriamente breve, si arriva a questo doppio album che prosegue idealmente nella ricerca intrapresa dal chitarrista degli Who, qui in veste di produttore. Il compositore Lawrence Ball nel primo cd, intitolato Imaginary Sites, utilizzando il suo metodo compositivo denominato “Harmonic Maths”, estrapola il frammento sonoro riconoscibile nel brano degli Who Baba O’Riley e crea, a partire dal nuovo brano intitolato Meher Baba Piece, sotto forma di frammenti estrapolati dai profili musicali generati, diversi esempi di sequenze di note che rimandando agli esperimenti della musica minimalista, riproducendo in ogni esecuzione microvariazioni che ricreano e rielaborano l’idea musicale di partenza. Nel secondo cd, intitolato Imaginaries Galaxies, i brani elaborati nella prima parte vengono ristrutturati in forma orchestrale ed eseguiti in un tempo più rallentato, dando l’impressione, riprendendo il titolo, di fornire all’ascoltatore abbozzi di galassie lontane, creando in questo modo mondi psichedelici di profonda meditazione mistica. L’opera ascoltata in sequenza fornisce una convincente prova della capacità della musica elettronica di creare nuove possibilità e modi di vivere l’esperienza musicale, riuscendo a coinvolgere ed intrigare l’ascoltatore. Esperienza questa che non finisce con l’ascolto dell’album ma che prosegue andando direttamente sul sito del progetto, cosa caldamente consigliata, per poter conoscere questa creazione in tutte le sue sfaccettature.
Voto: 8
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