(Venus/Sounday 2012)
Questo disco è pieno d’inquietudine. A cominciare da packaging e grafica in bianco e nero. Visi intuiti, sofferenze accennate, grida sfumate. Il titolo dell’album è una bella citazione presa dal Piccolo Principe e fondamentalmente una grande massima per i nostri tempi superflui. Purtroppo però il fascino per me finisce qui. Il sound di questa band torinese è sì decisamente internazionale ma è qualcosa di già sentito e senza quel “quid”. I testi hanno una vena poetica che non arriva al punto se non in La vita che ti spetta, una lettera verso una persona immaginaria delusa ma non rabbiosa verso una vita che l’ha tradita. E in fondo tutte le canzoni si muovono su questi temi di malessere intimo e sociale. Resaca e Apnea mi hanno tenuta sveglia, è un brano violento e con un bel po’ di rabbia, voce acuta e parole incisive. Purtroppo le numerose collaborazioni (Lydia Lunch che apre il brano Nessuna rete, scelto come singolo, con la sua voce roca e demoniaca, i Sikitikis (basso di Jimi e voce di Diablo) in Per essere viva, Luigi Napolitano con la sua tromba in Un istante, Franz Goria duetta in Sono anche notte, Luca Ieracitano al pianoforte in Resaca, Fabio Lombardo e Daniele Gili rispettivamente a synth e chitarra vanno ad arricchire altre tracce) non aiutano l’album. Vi segnalo però il bel video di Nessuna Rete riguardante le morti sul lavoro. Questo video è già uscito su Xl La Repubblica di Maggio ed è stato proiettato in 372 sale cinematografiche d’Italia del circuito Moviemedia.
Voto: 2
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Autore: rakyrock@hotmail.it