(Ninewinds 2011)
Daniel Rosenboom suona, splendidamente, la tromba ed è figlio di David, pianista dalla potenza tecnica ed espressiva simile ad un Cecil Taylor, qui presente nella formazione giudata dal figlio e autore, tra l’altro, di un classico misconosciuto quale Suitable for Framing, a suo tempo recensito anche qui su Kathodik.
Già a leggere i titoli dei brani, che potrebbero essere le intestazioni dei capitoli di un romanzo di James Ellroy, s’intuisce un’impostazione molto cinematografica, e sicuramente la cosa è inevitabile, dato che i Fallen Angels, sono proprio quelli di Los Angeles e della sua Hollywood, alle cui pulsioni e visioni, spesso tinte di noir, l’album è ispirato.
L’apertura di Ideology è veramente ottima, una fanfara mobilissima, che nei momenti più viscerali richiama alla mente il dinamismo dell’Art Ensemble of Chicago. All’inizio il sax di Templeton cerca di fare la prima donna schizzinosa, sotto l’incalzare di una sezione ritmica che è un continuo stop and go bagnato da clusters di note pianistiche. Dopo qualche minuto la tensione scende, la musica si rilassa, il basso rallenta il ritmo e i fiati diventano più morbidi, melodici e accomodanti per introdurre la splendida sezione quasi flamenco, con la tromba in primissimo piano.
A confermare le buone capacità compositive di Daniel, autore di tutti i brani e per nulla intimorito dall’ombra del padre, anche il resto del disco non presenta momenti deboli e scorre via in maniera piacevole proponendo situazioni variegate e avvincenti. La title track piace immaginarla come un cauto discendere nei misteri di L.A.; basso felpato, fiati fumosi, piano severo, ritmica ansiogena. Una spy story scritta con le note. Meditation, fedele al titolo, è un girovagare riflessivo, in attesa di una catarsi apparentemente dietro l’angolo, in parte accennata, ma che alla fine non arriva.
Peculiare la tubax di Vinny Golia, che caratterizza il procedere minaccioso e sinistro di Fury, scandita da un basso ossessivo e slabbrato. Furia repressa e trattenuta che alla fine si scioglie nelle luminose aperture melodiche di Daniel.
Emotivamente drammatico l’inizio solo piano di Elation, per poi mutare in un’ossessione di note circolari spezzata da fiati sornioni e da repentine e fulminanti divagazioni al piano.
Chiude la ballata di While She Slept; bella, ma forse eccessivamente tradizionale e accessibile nell’enfasi posta sulla sua struttura pop.
Voto: 7
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