(Erased Tapes Records / Self distribuzione 2011)
Viene naturale l’interesse per questo nuovo album solista di Nils Frahm, il pianista tedesco affermatosi con sicurezza nella scena neoclassica, non solo per le collaborazioni con il rock ma anche per certi suoi flirt con l’elettronica.
Dopo aver ascoltato e recensito la collaborazione con Anne Muller, avevo particolari aspettative, ma qui siamo di fronte a qualcosa di totalmente diverso, si viene avvolti da un’intimità straordinaria.
Ascoltando ‘Felt’ sembra quasi di entrare dentro al pianoforte, diventando minuscoli esseri che si fanno cullare dalle corde tremolanti nel suo corpo legnoso e invecchiato. Il feltro, infatti, è l’elemento usato da Nils sui tasti del suo strumento, onde non disturbare i vicini durante alcune esplorazioni notturne. Tale è stata la bellezza dell’effetto prodotto che l’intero album è dedicato proprio al materiale. Atmosfere quasi bucoliche, di una delicatezza surreale che vanno a racchiudersi intorno ai timpani dell’ascoltatore.
Non solo pianoforte, ma anche strumenti a fiato e naturalmente suoni ambientali che si vanno a intrecciare con le melodie, diventandone parte essenziale. Ad alcuni potrà sembrare che non vi è emozione in un album del genere, come se il sentimento dovesse in qualche modo scaturire dalla melodia in maniera forzosa.
Così non è. ‘Felt’ emoziona per quel che comunica, non sono sperimentazioni che lasciano il tempo che trovano o suoni abbandonati, ma costruzioni tirate su con affetto ed estrema attenzione, ideali naturalmente da ascoltare di notte o in ogni altro momento in cui vi è bisogno di calmare il nostro cervello perennemente stimolato in maniera inutile.
‘Felt’ tocca con delicatezza, come il materiale stesso, tracciando sentieri nei nostri sentimenti che non si cancellano con facilità. A noi necessita ascoltare, pazientare, lasciarsi gentilmente trasportare, senza pretendere tirannicamente di essere coinvolti con la forza.
Voto: 8
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