Lisa Manosperti ‘Where The West Begins’

(Dodicilune 2011)

La cantante Lisa Manosperti, non è nuova
all’omaggio/dedica.
Si è in precedenza cimentata con il
repertorio di Edith Piaf e Astor Piazzolla, Sarah
Vaughan
, Meredith
Monk
(ensemble di sei voci per
il Teatro Kismet Opera).
“Where
The West Begins”, focalizza l’attenzione sul lascito di Ornette
Coleman
.
Prova impegnativa, complessa.
Render cantabili le
melodie, le pause, le dissonanze del musicista texano, intersecando
la sua opera con testi originali.
Adeguatamente accompagnata da un
bel quartetto (Roberto Ottaviano al sax, Domenico Caliri
alla chitarra, Giovanni Maier al contrabbasso, Zeno De
Rossi
alla batteria), la Manosperti ce la mette tutta.
Lavoro
ricercato “Where The West Begins”, ponderato, accurato,
forse, anche troppo.
Di particolar rilievo, il lavorio della
sezione ritmica, che spezza, intervalla, sgroppa veloce ed irradia
umori afroamericani ad ogni occasione.
Quando però, un
certo manierismo prende la mano, ci si ritrova con l’ennesimo
lavoro, da piedin che tiene il tempo con disimpegno.
Dalle parti
di una concezione netta e pulita, che tanto in Italia si ama (non
dalle parti di Kathodik).
Buona per un Big Mama Club.
Quando
le briglie son sciolte, è un piacere.
Vedi Turnaround,
resa debitamente legnosa e strascicata, Fou Amour, il suo
inabissamento emotivo, Kathelin Gray, raccolta intorno ad un
pugno di note dolenti, la caracollante Feet Music, le bollenti
aritmie afro di Lonely Woman.
Altrove, il gioco non riesce
(perfetto esempio, l’apertura di Round Trip, dove la voce, par
veramente di troppo).
Trilli acutissimi e bassi profondi, nulla si
risparmia la Manosperti nelle sue interpretazioni.
Ma, in
generale, avremmo preferito un approccio diretto, al biancheggiar
delle ossa.
Una prova da far tremar i polsi, il coraggio non si
discute.
Dispiace, la sua parziale riuscita.

Voto: 6

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