(Ultra Sound Records 2011)
Il klezmer, la musica di tradizione ebraica, è ormai divenuto, nella mani di artisti visionari come Frank London e David Krakauer, uno dei generi più aperti, trasversali, votati alla sperimentazione. Talvolta lo spirito di questa musica – quel suo inconfondibile miscuglio di ironia e malinconia, esuberanza e sofferenza; quel suo alternare raffinatezza e brutalità – emerge anche nei contesti apparentemente più lontani, dove la contaminazione con il jazz, il funk, il rap e quant’altro sembrerebbe oscurarlo. Su questa linea si muove l’ensemble capitanato da Alberto Greguoldo ai sassofoni, e che comprende contrabbasso (Antonio Bertoni), percussioni (Carlo Garofoli) e altri strumenti (in particolare, la fisarmonica di Koby Israelite) che si affiancano alla line-up del trio. Motivi tipici, ormai stra-sentiti, della tradizione klezmer, vengono rivisitati con fantasia, accanto a temi di invenzione dello stesso Greguoldo; anche questi, sottoposti a frammentazioni, scomposizioni che denotano una preparazione compositiva non trascurabile. Ma soprattutto, i brani risentono molto e delle ondate di improvvisazione jazzistica, e dell’apporto di motivi, ritmi e colori di tradizioni musicali a vario titolo mediterranee. Da tale maremoto, la vena klezmer riemerge ancora una volta, in vesti cangianti, ma intatta nella sua essenza: sempre nuova e sempre, insieme, meravigliosamente uguale a sé stessa.
Voto: 8
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