Antonino di Cara ‘ Novelle dell’Altrove’

(Garage Records 2012)

In origine ci furono: il medioevo, gli irlandesi, gli stornelli, poi arrivarono De Andrè, Capossela e da qualche anno Mannarino.
Il folk è il cuore della tradizione popolare e se ben espresso diventa la colonna sonora di chi della città non sa proprio che farsene e corre altrove, almeno con la fantasia, tra i campi e la pasta buona.
Se invece è mal espresso, come in questo caso, diventa un po’ una parodia annoiata di cose già sentite che non vanno oltre una bottiglia di vino da sagra del paese (sempre siano lodate). Dell’album ho apprezzato molto l’idea dell’introduzione con la favola del soldato e della principessa tratta da Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore (che ritornerà nell’epilogo) e il sound celtico che fa da spola tra la campagna veneta ed irlandese (anche se ripetuto ad oltranza senza variazioni). Purtroppo tutto questo non si appoggia a testi profondi, ironici e romantici come richiede la tradizione, e quella la si deve rispettare altrimenti si diventa parolieri di niente. Paradossalmente, L’uomo di poche parole con i suoi fischi e fisarmoniche è il brano migliore. Riprovaci Antonino, lo spirito c’è. Tira fuori le vere storie amare di vagabondi erranti e liberi.

Voto: 4

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Autore: rakyrock@hotmail.it