Chiara Ragnini ‘Il Giardino di Rose’

(Autoprodotto 2011)

Dopo aver visto la copertina di questo album, ove la bionda Chiara ci guarda di traverso con una chitarra acustica in mano e uno sfondo bucolico, credo vi siano pochi dubbi su cosa ci aspetta nel giardino di cui al titolo. Un classico album di voce femminile, interamente acustico.
Fortunatamente la genovese, classe 1983, non è certo una alle prime armi, avendo già vinto un premio come miglior autore ai Sanremo Music Awards dl 2011, quindi non siamo sorpresi nel constatare che trattasi di un prodotto piuttosto professionale. A livello vocale, la Ragnini ha una voce piuttosto vellutata, dal tono discretamente banale, ma in grado di dimostrare la giusta potenza qui e lì.
A curare gli arrangiamenti troviamo il bravo Claudio Cinquegrana alle chitarre e Max Matis al basso, soprattutto il primo riesce a metter giù una performance discreta che va a farsi notare facilmente in pezzi come Ogni Mia Poesia. Per quanto riguarda la scrittura, confesso che i brani non mi hanno proprio entusiasmato. Ogni tanto vi si trovano delle buone melodie, come nell’iniziale Quello che ho, ma altrove non sembra che la Ragnini abbia delle particolari carte da giocare per distinguersi da altri autrici dalla filosofia simile. Neanche le liriche riescono a far granchè, andandosi ad ancorare su rime banali e storie di rapporti andati a male con donne di malaffare. Insomma, dopo soli 38 minuti, se escludiamo la conclusiva Aria, arricchita da un curioso ritmo bossanova, nessun pezzo mi è rimasto in mente, il che non direi proprio sia un buon segno.
Ciò nonostante, la professionalità de ‘Il Giardino di Rose’ lo rende un ascolto piacevole e comunque consigliabile, a patto di tener a freno le pretese.

Voto: 6

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