Paul Sperry ‘Open House’


(Innova 2012)

Due cicli di songs, a firma di due tra i più importanti compositori americani viventi, commissionati ed eseguiti per solisti e musicisti di primo livello. Le premesse ci sono tutte e, fortunatamente, sono pienamente soddisfatte in questo gioiellino di cd della Innova. Confesso che non sono un appassionato del genere “musica-classica-per-voce-e-orchestra”, ma questa volta mi sono dovuto ricredere. Anzitutto con le bellissime composizioni di Robert Beaser, che si affida a un organico più ridotto, centellinando le note e caricandole di grande pathos emotivo. Le sue si avvicinano davvero alla forma canzone, nel senso che sono davvero cantabili, pur nella intricatezza di scrittura. Il suo elegante lirismo è di ascendenza Barber-iana, e la sua immediatezza compensa il pur affascinante ermetismo dei testi musicati, del nostro grande Eugenio Montale. Più disomogenei, com’è nel suo stile di scrittura, i brani del ciclo di William Bolcom, anche in virtù della complessità delle poesie di Theodore Roethke, di cui il Nostro restituisce musicalmente la polifonia di situazioni e stati d’animo narrati ed evocati. Per farlo, Bolcom si affida al suo celebrato eclettismo, sconfinando talvolta nel grottesco e nell’atonale, sbizzarrendosi con l’utilizzo smaliziato degli strumenti a percussione, per rifugiarsi verso la fine nei suoi tipici richiami al jazz degli anni Trenta o Quaranta. Se aggiungiamo che a dar voce ai brani è un tenore come Paul Sperry, la cui passione per il repertorio novecentesco è pari alla competenza, il risultato non può che essere, come detto, di primissimo livello.

Voto: 8

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