How Much Wood Would A Woodchuck Chuck If A Woodchuck Could Chuck Wood? ‘How Much Wood Would A Woodchuck Chuck If A Woodchuck Could Chuck Wood?’

(Boring Machines / Avant! 2012)

Schiuma di rabbia trattenuta a stento, questo esordio su lunga
durata.
Di tremori, di ruggine.
Sei catacombali tracce, che
fanno seguito ad uno split 7”, condiviso con Father Murphy
nel 2011.
Basso, chitarre, nastri e voci.
Elettricità
sibilante, arpeggi cristallini e salmodiare infetto.
Costante il
senso d’oppressione.
Folk, quanto degli Swans pre “Children
Of God”, come i Neubauten.
Neil Young,
osservato dall’angolazione di Steve Von Till, il blues
stravolto, di squinternati come i belgi La Muerte.
Distorsione
e minimalismo, cupo, spettrale, al limite della
desolazione.
Furibondi crescendo elettrici, che tracimano in un
vuoto non asettico.
Save Us, il limite fisico di
un’implorazione squassata dal feedback.
Avanti, rattrappendosi
progressivamente su se stessi (In Aria).
Il Diavolo, sempre
in attesa di nuove anime (Oh Dark).
Una porta sottile, un
bisbigliar notturno, l’aria fredda e le stelle, a tener a freno il
cuore (The Rock).
Necessarie, amorevoli crudezze.

Voto: 8

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