(Africantape 2012)
Il percorso musicale dei Three Second Kiss non è mai scontato, al contrario sempre pieno di sorprese. Il trio bolognese (di adozione) è una delle poche realtà italiane che è ancora in grado di cercare l’innovazione in un genere che per certi versi ha ancora ben poco da dire: il post rock.
Con “Tastyville” i TSK hanno rallentato la tensione che ha caratterizzato i quattro dischi precedenti, in favore di un sound più concentrato sull’autoriflessione, dunque maggiormente introspettivo. Sia ben chiaro in fondo il trio si è sempre diretto in quella direzione, ma mai in maniera così approfondita come in questo disco, nel quale sono meno presenti certe tensioni ed il sound è meno compresso.
L’innesto del nuovo batterista, Sasha Tilotta (figlio di Agostino Tilotta e Giovanna Cacciola, rispettivamente chitarra e voce degli Uzeda), già dal precedente “Long distance” è stato molto importante per portare un’innovazione nel sound della band. Tilotta, inoltre si è occupato della registrazione del disco, mentre la masterizzazione è stata affidata a Bob Wetson degli Shellac, giusto per mantenere i contatti con l’ambiente, dato che Steve Albini ha prodotto “Long distance” e non questo.
Le chitarre continuano ad essere circolari e mandare rasoiate noise e proto math (A catastrophe outside), ma anche a lanciare aperture (Vampirezed), grazie al supporto di una base ritmica spesso compulsiva e percussiva (Maya).
Intriga l’uso, per la prima volta nella storia del trio, dell’organo hammond che introduce e chiude Caterpillar tracks haircut, caratterizzata da spezzettamenti noise, a causa dei quali si riesce in maniera stentata a identificare un vago puzzle di post rock. La miscela di post punk e new wave è l’ingrediente per la nervosa Cut the nerve e a Mood red sono riservate sonorità più cupe.
“Tastyville” non ha l’impatto immediato dei dischi precedenti del trio, ma è un disco pieno di risorse e di dettagli seminali per il futuro.
Voto: 8
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