Di Elisa Girotti
Ci ho messo un secolo a smaltire questo immenso volume che si propone di sviscerare in ogni singolo aspetto gli anni ’60 negli Stati Uniti.
Politica? C’è. Sociologia? C’è. Interessante? Si. Pesante? Anche. Forse ci ho messo così tanto a leggerlo ed a scrivere questa recensione perchè qualunque cosa io voglia dire o giudicare o criticare su questo libro sarebbe assolutamente incompleta.
Credo che l’opera sia sia davvero interessante e se non avessi già frequentato sia Storia contemporanea che Storia dell’America del Nord, forse per fare la splendida con il mio professore, l’avrei aggiunto nel piano d’esame come monografia, ma credo anche che Cartosio soffra di una sindrome che colpisce molti studiosi ed intellettuali italiani: la seriosità.
Perchè bisogna essere pesanti come la ghisa per poter sembrare credibili? Perchè un libro potenzialmente interessante ed accurato non possa anche essere anche un bel “libro della buona notte”? Perchè in Italia nessuno prenderebbe sul serio uno studioso che non fosse assolutamente noioso. Ecco cosa invidio agli inglesi, la capacità di divulgare senza annoiare, riusciremo mai a raggiungere questo grado di libertà? Nel frattempo godiamoci quanto di buono c’è in questo tipo di opere: amore per la storia, approfondimento costante e ricostruzione dettagliata, per la leggerezza dovremo aspettare ancora un pò.
Link: Bruno Cartosio, I lunghi anni sessanta. Movimenti sociali e cultura politica negli Stati Uniti, Milano, Feltrinelli, 2012