Il Rombo Strozzato


Guardando indietro: appunti su una manifestazione.

 

di Marco Paolucci

uccio12@hotmail.com

Il Rombo Strozzato è stata una manifestazione musicale, organizzata dall’agguerrita associazione culturale Scatole Sonore, che ha avuto luogo  tra la fine del 2010 e gli inizi del 2011 a Roma, presso lo spazio La Riunione di Condominio. Ad una prima parte dove gli artisti ospiti avrebbero sostenuto un set in solitaria e poi avrebbero interagito con i musicisti organizzatori, per un set di improvvisazione collettiva, si aggiungeva una seconda parte composta di incontri pubblici dove gli artisti avrebbero risposto a delle domande sul senso di fare musica in determinati contesti e in un determinato tempo, il nostro, come recava il sottotitolo della manifestazione ‘rassegna di suoni e ultrasuoni ove si trattano i perché’. Questo per tutti gli incontri organizzati dall’ associazione. Augurandoci che in futuro si potranno accedere ai perché esplicati dai musicisti, in questa fase andiamo a raccontare le sessioni musicali di improvvisazione collettiva che si sono succedute: la prima serata è stata il giovedì 16 dicembre 2010. Il concerto è stato tenuto da Above the Tree e Alessandro Calbucci, proveniente dai Beast, mentre la sessione di improvvisazione è stata composta dai seguenti partecipanti all’impro ensemble: oltre ad Above the tree ed Alessandro Calbucci, Francesco Rosati di Solderwire, Francesco Saguto del Respiro Trio, Marco Carcasi di Kar e Inorma, Giordano G di Giano e Inorma. Venendo alla musica il set, della durata di una ventina di minuti,  si compone di una prima parte a ritmo veloce, con uno pseudofunk destrutturato in sottofondo, dove la chitarra di Above The Tree lascia tracce visibili del suo operato, mentre gli altri musicisti tessono trame minimali coadiuvate dalle percussioni di Alessandro Calbucci, ed una seconda parte dove la chitarra progressivamente scompare per lasciare il posto agli altri musicisti che dipingono un ambiente composto di spettrali fields recordings, fino al progressivo smarrimento della percezione del suono.

Nella seconda serata, svoltasi il giovedì 20 gennaio del 2011, il concerto è stato tenuto da M Tabe mentre la sessione di improvvisazione è stata composta dal nostro insieme ai “soliti” disturbatori sonori Francesco Rosati di Solderwire, Francesco Saguto del Respiro Trio, Marco Carcasi di Kar e Inorma, Giordano G di Giano e Inorma.

Sempre per la musica questa volta la chitarra di M Tabe si mostra sin da subito presenza guida, con uno stile pizzicato che intesse spoglie melodie che si succedono per tutta la durata del set, mentre i “disturbatori sonori” interagiscono ottimamente con il solista proponendo questa volta un set più fantascientifico, con suoni che rimandano a estratti di colonne sonore di B-movies anni ’50. Manipolazioni vocali appaiono e scompaiono, spostando il baricentro del suono e regalando squarci di pseudorealtà all’ascoltatore, fino ad arrivare ad una conclusione che rimane in costante tensione incompiuta.

Nella terza serata, tenutasi il giovedì 17 febbraio, l’ospite è il chitarrista Pablo Montagne, e nella formazione dei “soliti” disturbatori che accompagna il chitarrista invece di Francesco Saguto troviamo Chris Blazer. In questo set le percussioni la fanno da padrone mentre i rimaneggiamenti acustici rielaborati e rimontati accompagnano l’esecuzione. Suoni metallici, colpi che producono suoni “trovati” interagenti con instanti di silenzio, feedback che appaiono e scompaiono all’interno del set, voci lontane da balera dance oriented, si sciolgono in un mare di echi riverberanti; su tutto i piatti charleston che danno il tempo, minimali, marziali.

Nella quarta serata, in realtà la quinta, tenutasi il giovedì 21 aprile, la chitarra in gioco è quella di Paolo Spaccamonti, e il gruppo dei “disturbatori” si compone di Marco Carcasi di Kar e Inorma, Giordano G di Giano e Inorma, Lili Refrain e Simone Pappalardo.  L’inizio è concesso ad una voce femminile spettrale che provvede a richiamare gli ascoltatori, coadiuvata da un rivolo di feedback; da qui la chitarra di Spaccamonti produce un riff che costituisce la guida all’ascolto ed alla visione per tutto il set. Una guida che apre a paesaggi desertici, malinconici, riempiti dai rarefatti “rumori” che i “disturbatori” sonori si prodigano di inserire, senza mai strafare ma lasciando alla chitarra la parte di suono raccontante, suono ricordante.

Nella quinta serata, la conclusiva, tenutasi il mercoledì 18 maggio, gli ospiti sono Marcello Magliocchi alle percussioni e Gianni Lenoci al piano, mentre il gruppo dei  “disturbatori” si compone di Marco Carcasi (Kar/Inorma), Giordano G (Giano/Inorma), Simone Pappalardo. Il set inizia con un timer che scandisce l’incipit dell’improvvisazione. Una voce in lontananza, fantasma lirico che accenna qualche verso, e piccoli segnali, minimali accenni di modulazioni sonore che fanno da interpunzione della narrazione quasi cinematografica, prettamente da horror movie. Un crescendo che gradualmente catalizza i suoni trovati dall’ensemble fino a sfociare in un primo picco dove le percussioni di Magliocchi e il piano di Lenoci dialogano serrati creando un’esplosione annunciata ma non dispiegata. Ricaduta nel silenzio, insieme graduale discesa sensoriale che poco alla volta viene di nuovo riattivata, con il ticchettio del timer a segnare la prima parte e la seconda parte conclusiva del set. Seconda parte che cresce, lenta ma inesorabile fino alla, di nuovo, interazione magmatica tra i due ospiti che alza il volume del caos ma che, anche in questo caso, si risolve successivamente in una sorta di percorso all’incontrario, togliendo potere alle note e ai suoni in accumulo. Fino al finale che si perde in lontananza. Un finale che pone un sigillo su questa manifestazione inquieta, in dubbio ma viva e che in qualche modo, a suo modo, ha lasciato il segno.