(Boring Machines / Black Sweat 2012)
Roots,
minimalismo, krauterie e desolata lisergia.
Trentatrè minuti di
esoterico rituale, organizzato in sei tracks, strappate a morsi da
lunghe jam, registrate nell’afosa, insopportabile estate di
quest’anno (a Milano, nella loro piccola Factory, Ca Blasè).
Con
dentro Rella The Woodcutter, Maurizio Abate, Raubaus
e Valla.
Improvvisate, ripetitive, con il viso
costantemente rivolto verso l’alto, che nella danza si aprono
all’urlo, tambureggianti o monotonamente rilucenti, sino
all’annullamento sensoriale.
Che butta nel calderone, osservazioni
panoramiche, sgranate e fuori fuoco, siderurgica serialità,
tasso alcoolico ed oasi (recupero energia), dronanti e contrittive.
A
sgranar via, un rosario di velluti, stretto fra gli altri, da Florian
Fricke, Henry Flynt e Tony Conrad.
Fra Stati
Uniti ed Europa.
Che in Italia, in forme e metodologie diverse, si
rimpalla all’epoca, gente come Giusto Pio e Lino Capra
Vaccina.
La coperta appesa sullo sfondo, è damascata
per regio decreto, i piedi son scalzi ed ogni donna, è
meraviglioso dono di Dio.
Fosse uscito nel 1974/75 in
Germania.
Sfiga, sfiga, sfiga!
Voto: 7
Link correlati:Boring Machines Home Page