(Pfmentum 2012)
L’intersezione, fra acustico e digitale, non è una novità
in casa Pfmentum.
Il progetto Grampus, ne è
ottimo esempio.
Di base a Los Angeles, il trio, batteria, tromba e
trombone, amplia le proprie possibilità espressive, integrando
in formazione due laptop (che riprocessano in tempo reale i segnali
dei fiati) ed un synth analogico.
Louis Lopez, Mike
Lockwood e Daniel Eaton, si producono in dodici eccellenti
numeri.
Opalescenti, delicati e d’insolita fattura.
Spunti free
e raccoglimenti cameristici.
Con l’elettronica a deformarne i
contorni, renderne meno certo il perimetro.
Spesso mettendosi di
traverso, in sovrapposizione alla fase acustica.
Sibilando e
ronzando.
E fra un singulto e l’altro, ci scappa qualche perla
(Impish Saddleride, a maggior tasso free, Chortle Of The
Bakunawa, gassosa e carezzevole, Spyhobbing, screpolatura,
alla padron di casa Jeff Kaiser, con i fiati nel marasma, a
soffiar coordinate Sheep, la stasi, sbuffante/ambientale di
Lozen).
Movimentate e non strepitanti fasi d’insieme, che
spesso preferiscono la lenta diluizione all’aggressione (l’iniziale
Grampthem, l’evoluzione stratiforme, dell’ottima Chart
No.2, il progressivo infettarsi di Hydrosphere Here,
la soffice malinconia di Large Indefinite Quantity e Hot
Air Ballon).
Hanno spazi, da occupare, svuotare e
riordinare.
Nel frattempo, “Ilk Ilk”, è
soddisfacente opera, di elegante, curiosa ricerca.
Voto: 7
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