(BHD 2012)
Roberto Bonazzoli, meglio conosciuto come BonaHead, ci dipinge un quadro. Una tela con uno sfondo cupo e una voce senza infamia e senza lode e sopra pennellate morbide di ambient, dubstep e pop. Il synth la fa un po’ da padrone. Incipit e Rem sono ipnotiche, The Path (con successiva ripresa Return to the Path) sembra scritta dagli Eurythmics più ispirati; Unreal Wood e Way Out potevano diventare qualcosa di più suggestivo ma sfiorano l’incompleto ed è un peccato. Dead Zone l’ho immaginata per un film, arriva subito ed ha una vena dolce e malinconica irresistibile.
Reassuring Plains è il momento più alto, talmente dolce e pura da far piangere.
Corner invece è forse il momento più basso. Nei pezzi più pop si perde il tono, la via deve rimanere il synth.
Un album troppo lineare ma mai disturbante che da quadro si trasforma in sogno e come ogni bel sogno che si rispetti ha un epilogo e anche la sveglia (The Perfection).
Voto: 6
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Autore: rakyrock@hotmail.it