(Splasc(H) Records 2012)
Deindustrializzazione, desertificazione, standardizzazione,
depressione.
Post moderno, consumare, ammalarsi, consumare.
Se
ne può parlare per cortesia?
Precarietà e
contemporaneità, antidepressivi a manetta, chemio a tutto
spiano per altri.
Dove non hai chiesto nulla di tutto
ciò.
Lusingando (talvolta), minacciando (talvolta).
Un
diritto imprescindibile (lavoro, salute, speranza) al quale vien
applicato un (troppo alto) costo da pagare.
A mangiar merda a
cucchiaiate (amianto, scorie assortite ed altre delizie).
Nel
frattempo, si licenzia e si chiude, mentre i pesci siluro, dominano
incontrastati.
Tanto, l’importante, è scaricar la colpa su
spalle altrui (sarà stato qualcuno dell’Est, sarà stato
qualche zingaraccio, sarà stato qualche vecchio comunista).
Mi
consenta: è possibile porsi delle domande, non tanto per le
risposte, quanto per coltivar una curiosità, una speranza, per
un futuro/chimera (forse) possibile?
Perché saremmo stufi,
dell’esser belli e basta.
Che i coglioni, a colpi di “Uomini
e Donne” e “Porta a Porta”, li abbiam messi in una
busta di plastica bianca, che ci portiam dietro all’occorrenza (per
quanto son calati, è più pratico).
Oltre il
fondotinta, le scarpe con il rialzo interno, i capelli disegnati con
l’aerografo, oltre lo smacchiar giaguari e le idiozie di
agopunturisti falliti, c’è gente, che lentamente, senza fretta
né strepiti, dignitosamente ed in solitudine, soffoca (e non è
metafora).
Ha senso parlare di tutto questo?
Altrimenti, restan
soltanto capannoni vuoti ai bordi dell’autostrada.
Ma dentro quel
freddo, ci son storie, non gesti inutili.
Riprendiamoci il diritto
d’invecchiare, stufi di ottantenni che si fotton trentenni
ammiccandoci complici (è amore caspita!).
Riprendiamoci la
scelta illusoria di decidere, il come ed il quando, la fine ci
coglierà.
Che oggi non ci sia nulla da festeggiar, è
chiaro a noi, come ad Enten Eller.
Niente candeline su
questa torta per i venticinque anni (!) di attività.
Novanta
minuti di pugni alzati al cielo e amare considerazioni/domande, che
lanciate in alto, ricadono a terra ondeggiando lievi.
Non cambierà
nulla “E(x)stinzione”, ma fra cervello e cuore, è
il secondo che si spacca.
Fra partiture orchestrali struggenti,
furori anni settanta, cariche jazz a testa bassa, parole, immagini ed
improvvisazione.
Archie Sheep e Robert Wyatt,
approverebbero convinti.
Trafitto sono, trapassato dal futuro
(cantavano altri).
Statevi accorti, tendono a diradare le nebbioline
venefiche che ci causan torpore.
Come fare poi?
Voto: 8
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