(Urtovox/Audioglobe 2013)
A due anni dal disco precedente “Sette pietre per tenere il diavolo a bada”, il cantautore siciliano torna con un lavoro i cui protagonisti sono quelli che sono considerati i reietti dai ben pensanti, vale a dire prostitute, anarchici e simili.
Il disco colpisce per l’intensità del sound, strutturato su un folk che attinge tanto dalla tradizione siciliana, quanto da quella del sud degli Usa. In più brani sono presenti le arie tanto care all’asse Calexico–Giant Sand.
Il livello qualitativo dell’album è dovuto non solo al sound, ma anche a brani che hanno una forte connotazione cantautorale come Sotto i colpi di mezzi favori, in linea con l’insegnamento del Fabrizio De Andrè de “La domenica delle salme”.
Ottima poi la resa sonora di Lettera di Woody Guthrie al giudice Thayer con una chitarra che taglia l’aria.
Questo ottavo disco di Basile si connota per la tristezza presente in tutti i dieci brani e per l’atteggiamento cosmopolita caratterizzato dal mix tra siciliano e folk americano.
Voto: 9
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